30 ottobre 2012

Vari ed eventuali


il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, è stato intervistato da giornalista Michele Santoro, che, come era prevedibile, gli ha posto una serie di domande sulla ormai annosa questione del famoso appartamento di Montecarlo. Come al solito a Fini è stato contestato il fatto che tale appartamento risulta essere di proprietà del cognato attraverso tutta una serie di società offshore. Gli è stato pure ricordata la sua famosa dichiarazione “Se l’appartamento risulta essere di mio cognato mi dimetto immediatamente”, cosa che non è mai avvenuta.
Fini si è difeso ricordando che si tratta di una questione personale, che la giustizia non ha rilevato alcun aspetto penale in tutta la faccenda, e finalmente scaricando con estrema eleganza l’eventuale responsabilità di fatti criticabili sulla propria compagna e sul di lei fratello. Gli argomenti addotti dal Presidente (o si deve dire Signor Presidente?) non sono affatto nuovi, anche se sembrano dimostrare che non si tratta certo di un perfetto “gentleman”. Ma quello che ci preme sottolineare è il fatto che tutta la polemica mediatica nei confronti di Gianfranco Fini è del tutto mal posta.
Non si vede per quale motivo l’appartamento non avrebbe potuto essere venduto regolarmente ed alla luce del sole al cognato dell’onorevole Fini. Il fatto assolutamente deplorevole non è la vendita al cognato, ma il prezzo a cui questa vendita è avvenuta. A quel prezzo chiunque avrebbe accettato di acquistare un appartamento simile a Montecarlo. Il fatto criticabile dunque è quello di aver ceduto un bene non suo ma del partito ad un prezzo insignificante, evidentemente per interesse personale.
E la dimostrazione che l’operazione fosse tutt’altro che limpida sta proprio nel giro di società misteriose inserite nell’operazione, nel tentativo, rivelatosi vano, di far perdere le tracce dei veri beneficiari di questa operazione, che se interessasse una proprietà pubblica verrebbe definita come peculato. Il peculato è infatti così definito dal dizionario Gabrielli: “Reato commesso da un pubblico ufficiale o dall'incaricato di un pubblico servizio che volontariamente volge a beneficio proprio o altrui il denaro o altro bene mobile di cui è in possesso per ragioni del proprio ufficio”.
Per concludere, da un lato dobbiamo constatare che gli attacchi, ben giustificati, all’operato dell’onorevole Fini mancano del tutto quello che sarebbe il loro vero obbiettivo. Dall’altro crediamo utile riportare la battuta dell’onorevole Santanchè a chi l’accusava di essere ricorsa alla plastica facciale: “Preferisco aver la faccia di plastica anziché di bronzo”.

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Le ultime notizie ci hanno informato che la Regione Sicilia (regione autonoma, ma solo per quanto riguarda la spesa) avrebbe accumulato un debito di ben sei miliardi di euro. Naturalmente il buco sarà coperto – a piè di lista e senza controllare nulla – dallo stato centrale, o per lo meno da quelle parti dello stato centrale che contribuiscono in maniera del tutto opposta alle pubbliche finanze.
D’altra parte è di oggi la notizia che il Parlamento ha rigettato, già in commissione, la proposta del governo di tagliare i costi della politica, riducendo sensibilmente alcune spese degli enti locali, a cominciare dal numero dei componenti dei consigli regionali. A motivazione del rifiuto viene specificato che la Costituzione conferisce alle regioni stesse il potere ed il diritto di determinare autonomamente le proprie regole di funzionamento.
Non è ben chiaro per quale motivo quello stesso parlamento non ha trovato nulla da obiettare al fatto che l’Italia, stato sovrano internazionalmente riconosciuto, rinunci di fatto a parte della propria sovranità per meglio integrarsi nella Unione Europea, cui ha liberamente aderito, mentre rivendica piena sovranità ed autonomia per gli enti locali, che evidentemente traggono la propria origine ed autonomia unicamente dalla volontà dello stato centrale.
Se si pensa di inserire nella Costituzione l’obbligo del pareggio del bilancio statale, per quale motivo tale obbligo non viene costituzionalmente esteso anche agli enti locali, con conseguenti sanzioni in caso di non osservanza?

Il Bertoldo

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