il Presidente della Camera,
Gianfranco Fini, è stato intervistato da giornalista Michele Santoro, che, come
era prevedibile, gli ha posto una serie di domande sulla ormai annosa questione
del famoso appartamento di Montecarlo. Come al solito a Fini è stato contestato
il fatto che tale appartamento risulta essere di proprietà del cognato
attraverso tutta una serie di società offshore. Gli è stato pure ricordata la
sua famosa dichiarazione “Se l’appartamento risulta essere di mio cognato mi
dimetto immediatamente”, cosa che non è mai avvenuta.
Fini si è difeso ricordando
che si tratta di una questione personale, che la giustizia non ha rilevato
alcun aspetto penale in tutta la faccenda, e finalmente scaricando con estrema
eleganza l’eventuale responsabilità di fatti criticabili sulla propria compagna
e sul di lei fratello. Gli argomenti addotti dal Presidente (o si deve dire
Signor Presidente?) non sono affatto nuovi, anche se sembrano dimostrare che
non si tratta certo di un perfetto “gentleman”. Ma quello che ci preme
sottolineare è il fatto che tutta la polemica mediatica nei confronti di
Gianfranco Fini è del tutto mal posta.
Non
si vede per quale motivo l’appartamento non avrebbe potuto essere venduto
regolarmente ed alla luce del sole al cognato dell’onorevole Fini. Il fatto
assolutamente deplorevole non è la vendita al cognato, ma il prezzo a cui
questa vendita è avvenuta. A quel prezzo chiunque avrebbe accettato di
acquistare un appartamento simile a Montecarlo. Il fatto criticabile dunque è
quello di aver ceduto un bene non suo ma del partito ad un prezzo
insignificante, evidentemente per interesse personale.
E
la dimostrazione che l’operazione fosse tutt’altro che limpida sta proprio nel
giro di società misteriose inserite nell’operazione, nel tentativo, rivelatosi
vano, di far perdere le tracce dei veri beneficiari di questa operazione, che
se interessasse una proprietà pubblica verrebbe definita come peculato. Il
peculato è infatti così definito dal dizionario Gabrielli: “Reato commesso da un
pubblico ufficiale o dall'incaricato di un pubblico servizio che
volontariamente volge a beneficio proprio o altrui il denaro o altro bene
mobile di cui è in possesso per ragioni del proprio ufficio”.
Per
concludere, da un lato dobbiamo constatare che gli attacchi, ben giustificati,
all’operato dell’onorevole Fini mancano del tutto quello che sarebbe il loro
vero obbiettivo. Dall’altro crediamo utile riportare la battuta dell’onorevole
Santanchè a chi l’accusava di essere ricorsa alla plastica facciale:
“Preferisco aver la faccia di plastica anziché di bronzo”.
o o
o o
Le
ultime notizie ci hanno informato che la Regione Sicilia (regione autonoma, ma
solo per quanto riguarda la spesa) avrebbe accumulato un debito di ben sei miliardi
di euro. Naturalmente il buco sarà coperto – a piè di lista e senza controllare
nulla – dallo stato centrale, o per lo meno da quelle parti dello stato
centrale che contribuiscono in maniera del tutto opposta alle pubbliche
finanze.
D’altra
parte è di oggi la notizia che il Parlamento ha rigettato, già in commissione,
la proposta del governo di tagliare i costi della politica, riducendo
sensibilmente alcune spese degli enti locali, a cominciare dal numero dei
componenti dei consigli regionali. A motivazione del rifiuto viene specificato
che la Costituzione conferisce alle regioni stesse il potere ed il diritto di
determinare autonomamente le proprie regole di funzionamento.
Non
è ben chiaro per quale motivo quello stesso parlamento non ha trovato nulla da
obiettare al fatto che l’Italia, stato sovrano internazionalmente riconosciuto,
rinunci di fatto a parte della propria sovranità per meglio integrarsi nella
Unione Europea, cui ha liberamente aderito, mentre rivendica piena sovranità ed
autonomia per gli enti locali, che evidentemente traggono la propria origine ed
autonomia unicamente dalla volontà dello stato centrale.
Se
si pensa di inserire nella Costituzione l’obbligo del pareggio del bilancio
statale, per quale motivo tale obbligo non viene costituzionalmente esteso
anche agli enti locali, con conseguenti sanzioni in caso di non osservanza?
Il Bertoldo
Nessun commento:
Posta un commento