17 novembre 2012

Quantita' e Qualita'


Nei giorni scorsi in vari paesi d’Europa (non tutti come qualcuno ha voluto far credere) in particolare in Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, i grandi malati dell’euro, si sono svolte manifestazioni, presto degenerate in atti di violenza, contro le misure di austerità decise per far fronte alla grave crisi che minaccia l’esistenza stessa dell’euro e forse della UE.
In Italia in particolare ai lavoratori si sono aggregate vaste masse di studenti ed insegnanti, per protestare contro i tagli decisi per il ministero della istruzione, università e ricerca. Gli insegnanti protestavano anche per l’intenzione manifestata dal governo di aumentare da 18 a 24 le ore settimanali di insegnamento in cattedra.
A giustificazione della protesta studenti ed insegnanti hanno rispolverato le solite motivazioni: così si dà un colpo gravissimo alla cultura ed alla ricerca, il paese ne soffrirà gravemente, tutto il sistema peggiorerà in modo inaudito, eccetera eccetera.
Queste affermazioni troverebbero ben più di una giustificazione e mostrerebbero che studenti ed insegnanti hanno un forte senso di patriottismo. Purtroppo si ha l’impressione che, forse per mancanza di tempo, non abbiano mai preso conoscenza di molte rilevazioni statistiche che collocano il nostro paese fra gli ultimi – per il livello dell’insegnamento – non solo fra i paesi europei ma addirittura rispetto a molti paesi extra europei.
Per quanto riguarda l’insegnamento universitario, nella lista delle duecento migliori università del mondo non figura neppure una delle 78 università italiane.
A questo punto una riflessione si impone. Studenti e docenti sembrano non avere ben chiara la differenza che esiste fra quantità e qualità. La protesta si riferisce ad una progettata diminuzione della quantità degli stanziamenti; non risulta che alcuna protesta sia mai stata fatta a proposito della bassa qualità dell’insegnamento.
Che si debba spendere per favorire l’istruzione e quindi la cultura è un fatto ovvio, ma il vero problema è: come vengono spesi questi soldi? E’ vero che la ricerca è un elemento essenziale per lo sviluppo del paese, ma deve trattarsi di una ricerca passibile di pratiche applicazioni. Non si vuole qui disprezzare la ricerca su argomenti puramente culturali (letteratura, storia, filosofia, e simili argomenti), ma in momenti di grave emergenza occorre non disperdere i pochi mezzi a disposizione e concentrarli invece là dove più verosimile è il ritorno in termini economici. Proprio una maggiore disponibilità di fondi, conseguenza della ripresa dello sviluppo, permetterà di sviluppare anche quei settori il cui valore consiste in un incremento del livello culturale.
Insomma crediamo che anche nell’istruzione si debba cercare la qualità e non solo la quantità dei mezzi messi a disposizione, senza mai avviare una seria riflessione su come questi fondi vengono spesi o per meglio dire dissipati senza alcun profitto per il paese e per chi quei fondi li ha faticosamente prodotti e ad essi ha dovuto forzosamente rinunciare.
 Il Bertoldo

Nessun commento: