Il Presidente Monti, in
un’ultima apparizione televisiva a Porta a Porta prima delle elezioni,
interrogato dai giornalisti presenti ha insistentemente affermato, con la
consueta sicumera, che la sua prima preoccupazione, una volta sistemati i conti
dell’Italia (è l’unico a crederci), è sempre stata quella di far ripartire la
“crescita” dopo un ventennio di stagnazione.
Dobbiamo riconoscere
onestamente che quel suo intendimento ha trovato piena realizzazione in poco
più di un anno, anche se non esattamente nei settori che i suoi concittadini
avrebbero preferito. Durante la sua permanenza al governo infatti sono
cresciuti ampiamente: l’età pensionabile, il debito pubblico, il prelievo
fiscale, la disoccupazione, i fallimenti, la disistima dei cittadini nei suoi
confronti. Il solo piccolo neo è stata la pesante diminuzione del PIL: d’altra
parte, cosa si può chiedere di più a chi da tempo sostiene di vedere luci in
fondo al tunnel? L’importante è crederci, anche se ben pochi, eccezion fatta
per i suoi sponsor germanici, sono disposti a credere ai suoi illusionismi
sgangherati.
Peraltro dobbiamo
riconoscere che di crescita, almeno lui, ne ha fatta e molta. Innanzi tutto è
cresciuta a dismisura la sua alterigia. Basta cercare sul sito del governo: la
sua biografia, al contrario di quelle dei suoi ministri, è ridotta a nome,
cognome, luogo e data di nascita e la citazione di essere stato nominato
senatore a vita dal Presidente della Repubblica (e chi altro avrebbe potuto
farlo?). Nessun accenno alla sua attività scientifica o politica, basta che
tutti sappiano che la sua nomina a senatore significa che lui “ha illustrato la
Patria per altissimi (e sottolineo gli altissimi) meriti nel campo sociale,
scientifica, artistico e letterario” come stabilisce il secondo comma
dell’articolo 59 della Costituzione.
Un altro leit motif delle
soporifere concioni montiane afferma che con lui la valutazione dell’Italia in
campo internazionale è ora molto più alta. Qui dobbiamo riconoscere che ha
ragione: l’Italia occupa il gradino più alto del podio e merita un applauso per
le sue prestazioni. In Europa ha il più alto rapporto debito/PIL, la più alta
pressione fiscale, e così via.
Insomma, diamo a Mario
Monti quello che è di Mario Monti: la crescita c’è stata, anche se tutti gli
italiani avrebbero preferito crescere in tutt’altri settori.
Il Bertoldo
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