Qualche
giorno fa il Presidente Giorgio Napolitano ha visitato il carcere di San
Vittore a Milano e si è ovviamente indignato per le indecenti condizioni nelle
quali vivono i detenuti. Nelle dichiarazioni rese subito dopo la visita non ha
avuto una sola parola di biasimo per la lentezza con cui la magistratura
conduce le proprie inchieste, dato che poco meno della metà dei detenuti sono,
talvolta da anni, in attesa di giudizio. E pensare che, in base alla sacra
Costituzione, da lui citata per le norme di civiltà che essa detta nei
confronti dei condannati, lui è il Presidente del Consiglio Superiore della
Magistratura e forse una parolina avrebbe il potere di pronunciarla,
apertamente e pubblicamente.
Niente,
invece. Al contrario ha detto che lui sarebbe pronto a sottoscrivere non uno ma
cento provvedimenti di amnistia, per porre fine allo scandalo ed evitare ogni
accusa di inciviltà.
Quasi
contemporaneamente il leader della coalizione di centro destra, Silvio
Berlusconi, ha comunicato di aver inserito nel proprio programma anche un
condono fiscale tombale. Questa proposta ha ricevuto il sostegno del Presidente
della Corte dei Conti, Giampaolino. Immediatamente è scoppiata l’indignata
reazione delle sinistre e dei montiani: a loro avviso non è neppure concepibile
che chi non ha fedelmente adempiuto ai propri doveri fiscali venga assolto, sia
pure pagando un prezzo, definito modico.
E
qui salta immediatamente all’occhio la disparità fra le due posizioni citate.
Massima comprensione per chi, senza motivo o per motivi il più delle volte
abbietti, danneggia più o meno gravemente il suo prossimo (truffe, furti,
rapine, omicidi, maltrattamenti eccetera), perché il poveretto non debba
soffrire. Massimo rigore invece per chi cerca di non versare allo stato tutto
ciò che esso esige, spesso per malizia, talvolta mettendo in atto una specie di
legittima difesa del frutto del proprio lavoro. E, attraverso gravissime pene
pecuniarie, si estende indirettamente la punizione anche a tutti i membri della
famiglia del reprobo, rovinata dalla feroce avidità di uno stato sprecone,
corrotto ed inetto.
Da
questo strabismo salta chiaramente all’occhio la sindrome che affligge tutte le
sinistre: l’individuo non vale nulla, e può essere maltrattato da chiunque,
mentre l’unica cosa sacra è lo stato, cui si deve sottomissione, obbedienza ed
al quale debbono assolutamente essere tributati tutti i sacrifici che esso,
nella sua imperscrutabile saggezza e volontà, esige.
A
rincarare la dose in campo fiscale ci si è messo pure il leader della sinistra
Pierluigi Bersani che ha proposto di equiparare l’elusione all’evasione. Per
chiarezza va ricordato che l’elusione consiste nell’utilizzare mezzi leciti per
ottenere un minor carico di imposte. Per completezza di cronaca, vale la pena di
ricordare che non ci risulta che tale comportamento – ottenuto con mezzi legali
– sia considerato delittuoso in nessun paese civile. L’idea non è nuova e, ove
adottata, si presterebbe ad inedite azioni.
Per
esempio chi, in ragione del proprio reddito elevato (dichiarato) potrebbe
permettersi una Maserati, una Ferrari, o simili auto di lusso acquista invece
una Volkswagen od una Fiat potrebbe essere accusato di elusione, per non aver
accettato di pagare un’IVA molto più alta. E chi, in possesso di un’autovettura,
si ostina ad andare in bicicletta, potrebbe essere accusato di elusione,
perché, evitando di acquistare carburante, avrebbe causato allo stato il danno
conseguente al mancato pagamento delle ingenti tasse che gravano su quei
prodotti.
In
definitiva, in aggiunta al famigerato redditometro che vuole confrontare le
spese dimostrate (o il più spesso solo ipotizzate) con il reddito dichiarato,
al fine di dimostrarne l’inadeguatezza e snidare eventuali evasori, si profila
la possibilità dell’istituzione di uno “spesometro”, al fine di confrontare, al
contrario, le spese dimostrate con il reddito dichiarato, alla ricerca di
eventuali elusori.
L’ultima
perla: mentre il Presidente Napolitano auspica lo svuotamento delle carceri, il
suo ex (?) compagno Bersani propone il carcere per gli evasori.
Tutto
considerato, crediamo si possa affermare che una grande parte dei politici più
in vista del nostro paese soffre di schizofrenia e di una sindrome che potremmo
definire come una mania di persecuzione al contrario.
Il Betoldo
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