02 febbraio 2013

Slogan


Tutte le campagne pubblicitarie lanciate al fine di accrescere l’appetibilità di un prodotto o di un servizio, ed in buona sostanza al fine di aumentare il volume delle vendite, hanno come leitmotiv uno slogan. Naturalmente, anche quando si tratta di prodotti simili, si cerca di coniare slogan diversi, per non ingenerare confusione nei clienti. Se per esempio si deve pubblicizzare un dentifricio, alcuni metteranno in risalto le proprietà sbiancanti, altri il senso di freschezza, altri ancora le caratteristiche antibatteriche od anti tartaro, e così via.
Una campagna elettorale in definitiva non è altro che una campagna pubblicitaria che i partiti debbono svolgere periodicamente per legge al fine di aumentare i propri ricavi, ossia i propri seggi in parlamento e tentare di diventare i leader del mercato politico per la durata di una legislatura. Ci si aspetterebbe quindi che gli slogan creati per l’occasione siano diversi per ogni partito. Al contrario, e salvo qualche modesta differenza, sembra che i principali argomenti addotti a sostegno del proprio “prodotto” siano desolantemente uguali.
Ne citiamo i principali, comuni a pressoché tutti i partiti: riduzione dell’imposizione fiscale, riforme (quali? è da sempre un segreto molto ben custodito), sviluppo, nuovi posti di lavoro, grande attenzione per le famiglie, i pensionati, i giovani e le donne, ed infine giustizia sociale ed uguaglianza vera fra tutti. Vale la pena soffermarsi un momento su questi due ultimi punti.
Non è ben chiaro cosa si intenda per giustizia sociale. E poi, dato che non si è riusciti a far funzionare decentemente la giustizia senza aggettivi (e ricordiamo che il concetto di giustizia è sempre molto relativo: ciò che era giustizia per molti popoli antichi, non lo è affatto per noi; vedi le lapidazioni, la tortura, i sacrifici umani e simili piacevolezze) come si può pensare che funzioni la giustizia sociale, qualunque cosa essa sia?
E veniamo all’uguaglianza. Si tratta di un concetto molto importante, e ne esistono due definizioni. Il principio liberale per il quale tutti debbono godere degli stessi punti di partenza: da qui in poi ognuno svilupperà le proprie occasioni secondo le proprie capacità. In definitiva si tratta di far partire tutti dallo stesso punto, e di lì in poi vige un criterio meritocratico, come si usa dire. E’ lo stesso principio in vigore in tutte le attività sportive: la linea di partenza è la stessa per tutti, all’arrivo giungerà primo il migliore. Salvo naturalmente l’uso del doping, che nella vita comune si chiama spintarella o raccomandazione.
Per quanto invece si riesce a capire, le ideologie di sinistra vorrebbero che tutti avessero lo stesso punto di arrivo (salvo ovviamente i propri amici). Sarebbe come se in una gara sportiva il sistema prevedesse che tutti debbano arrivare insieme al traguardo, tutti primi e nessun secondo o peggio. L’idea a noi pare aberrante e tale da bloccare qualsiasi possibilità di progresso della società. In queste condizioni chi sarebbe spronato a dare il meglio di se stesso se poi alla fine dovesse ritrovarsi sullo stesso piano dei pigri, dei meno capaci, dei parassiti?
Se è questa la società che alcune parti politiche vorrebbero realizzare (dalla regola sarebbero naturalmente esclusi gli “amici”), bisogna dire chiaramente alle prossime elezioni che non ci stiamo.
Il Bertoldo

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