25 aprile 2013

Capire


In occasione del suo re-insediamento il Presidente Giorgio Napolitano ha tenuto il previsto discorso d’inaugurazione del suo nuovo settennato. E’ stato un discorso molto deciso, di forte critica agli inconcludenti vaneggiamenti dei politici, al ventennio perso in inutili diatribe che hanno trasformato gli avversari in orribili nemici, da evitare ad ogni costo, atteggiamento che ha finito per degradare ad odio insensato la vita democratica. Ha avuto parole molto dure anche nei confronti dei cosiddetti “grillini”, che vorrebbero sostituire la rete e addirittura la piazza alle democratiche espressioni della volontà popolare. Non ha esitato a dichiarare che ove non si verificasse un ripensamento e si dovesse assistere nuovamente all’indecente spettacolo degli ultimi due mesi non esiterebbe a “trarre le sue conclusioni davanti al popolo italiano”.
Il discorso è stato molto applaudito dall’assemblea, con l’esclusione dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle, che sono rimasti inerti ed impassibili: evidentemente hanno voluto esprimere il loro profondo disprezzo per l’aula “sorda e grigia”, in ossequio ai diktat del capataz. Molto applaudito, si diceva, ma anche totalmente incompreso.
Lo si è visto negli innumerevoli dibattiti televisivi (“talk shows” per gli intellettuali più esigenti ed à la page): si ha la netta impressione che i politici presenti non si siano affatto resi conto dei problemi veri che affliggono l’Italia e di cosa significhi collaborare fra diversi per realizzare quei provvedimenti urgenti ed assolutamente necessari che i cittadini (tutti, non solo i parlamentari 5 Stelle) attendono con impazienza.
Berlusconi si è detto pronto a sostenere un governo di coalizione, purché nel suo programma siano inseriti gli otto punti del programma PDL, in particolare l’abolizione dell’IMU. Il PD, più o meno, è sulle stesse posizioni: il programma del nuovo governo deve contenere i punti qualificanti del programma elettorale PD, in particolare la legge sul conflitto di interessi (assolutamente fondamentale per avviare una solida ripresa).
Nessuno dei due partners chiamati a collaborare per far uscire il paese dalla grave crisi che lo colpisce ha capito una cosa fondamentale: se nessuno dei due schieramenti ha ottenuto la maggioranza ciò non può significare altro che il rifiuto di ciascuna delle due proposte da parte della maggioranza degli italiani. Quindi esiste una sola strada per un governo decente ed almeno parzialmente efficiente: redigere un nuovo programma che contenga punti non controversi e soprattutto urgenti. Non però una semplice elencazione delle cose da fare, ma soprattutto una chiara indicazione di come si pensa di realizzarle: insomma non solo cosa, ma come si intende fare per salvare il paese dal disastro in cui è precipitato.
E c’è da sperare che nel nuovo governo, se si riuscirà a farlo, non abbia troppa voce in capitolo il Professore Capitan Schettino della politica, che a forza di “inchini” alla signora Cancelliera ha fatto naufragare la nave, non senza essersi messo in salvo sulla scialuppa di senatore a vita.
 Il Bertoldo

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