In occasione del suo
re-insediamento il Presidente Giorgio Napolitano ha tenuto il previsto discorso
d’inaugurazione del suo nuovo settennato. E’ stato un discorso molto deciso, di
forte critica agli inconcludenti vaneggiamenti dei politici, al ventennio perso
in inutili diatribe che hanno trasformato gli avversari in orribili nemici, da
evitare ad ogni costo, atteggiamento che ha finito per degradare ad odio
insensato la vita democratica. Ha avuto parole molto dure anche nei confronti
dei cosiddetti “grillini”, che vorrebbero sostituire la rete e addirittura la
piazza alle democratiche espressioni della volontà popolare. Non ha esitato a
dichiarare che ove non si verificasse un ripensamento e si dovesse assistere
nuovamente all’indecente spettacolo degli ultimi due mesi non esiterebbe a
“trarre le sue conclusioni davanti al popolo italiano”.
Il discorso è stato
molto applaudito dall’assemblea, con l’esclusione dei rappresentanti del
Movimento 5 Stelle, che sono rimasti inerti ed impassibili: evidentemente hanno
voluto esprimere il loro profondo disprezzo per l’aula “sorda e grigia”, in
ossequio ai diktat del capataz. Molto applaudito, si diceva, ma anche
totalmente incompreso.
Lo si è visto negli
innumerevoli dibattiti televisivi (“talk shows” per gli intellettuali più
esigenti ed à la page): si ha la netta impressione che i politici presenti non
si siano affatto resi conto dei problemi veri che affliggono l’Italia e di cosa
significhi collaborare fra diversi per realizzare quei provvedimenti urgenti ed
assolutamente necessari che i cittadini (tutti, non solo i parlamentari 5
Stelle) attendono con impazienza.
Berlusconi si è
detto pronto a sostenere un governo di coalizione, purché nel suo programma
siano inseriti gli otto punti del programma PDL, in particolare l’abolizione
dell’IMU. Il PD, più o meno, è sulle stesse posizioni: il programma del nuovo
governo deve contenere i punti qualificanti del programma elettorale PD, in
particolare la legge sul conflitto di interessi (assolutamente fondamentale per
avviare una solida ripresa).
Nessuno dei due
partners chiamati a collaborare per far uscire il paese dalla grave crisi che
lo colpisce ha capito una cosa fondamentale: se nessuno dei due schieramenti ha
ottenuto la maggioranza ciò non può significare altro che il rifiuto di
ciascuna delle due proposte da parte della maggioranza degli italiani. Quindi
esiste una sola strada per un governo decente ed almeno parzialmente
efficiente: redigere un nuovo programma che contenga punti non controversi e
soprattutto urgenti. Non però una semplice elencazione delle cose da fare, ma
soprattutto una chiara indicazione di come si pensa di realizzarle: insomma non
solo cosa, ma come si intende fare per salvare il paese dal
disastro in cui è precipitato.
E c’è da sperare che
nel nuovo governo, se si riuscirà a farlo, non abbia troppa voce in capitolo il
Professore Capitan Schettino della politica, che a forza di “inchini” alla
signora Cancelliera ha fatto naufragare la nave, non senza essersi messo in
salvo sulla scialuppa di senatore a vita.
Il Bertoldo
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