Grazie
al ricorso all”usato sicuro” è finalmente terminata la tragicommedia (o meglio
sarebbe definirla farsa?) dell’elezione del Presidente della Repubblica, con
tutti i suoi improbabili protagonisti, le interminabili sbrodolate televisive, le
insulse dichiarazioni di molti comprimari di qualunque colore. Potremo
finalmente tornare ad avere notizie dettagliate sui molti delitti che
quotidianamente si compiono nel nostro paese, sulle corruzioni, sulle
malversazioni, sulle inefficienze, insomma, sulla normale vita degli italiani.
Tuttavia
dobbiamo riconoscere che in questa occasione abbiamo avuto modo di approfondire
le nostre conoscenze linguistiche, ed abbiamo potuto apprendere le raffinatezze
della nuova terminologia politica.
Per
esempio siamo stati informati che se i voti del PD convergevano sulle scelte
del Movimento 5 Stelle, si trattava di una “condivisione”. Se invece gli stessi
voti del PD coincidevano con quelli del PDL allora si trattava di un “inciucio”
(intrallazzo, accordo sottobanco e poco chiaro in danno di altri).
Ma
ben altri esempi si possono fare. Gli eletti al Parlamento del Movimento 5
Stelle hanno orrore delle definizioni “onorevole” o “senatore”, essi vogliono
essere chiamati “cittadini”. Ciò consente loro di giocare sull’equivoco: ogni
volta che viene presa qualche decisione o si fa un’affermazione che essi (o
meglio il loro capo e guida Grillo) non condividono, si affrettano a dichiarare
che i cittadini non sono d’accordo. Ciò non significa che la cosa non piace a
sessanta milioni di italiani, ma che non è gradita a loro stessi ed a qualche
migliaio di loro seguaci.
Un’altra
scoperta l’abbiamo fatta in questa occasione. Se il Parlamento od una cospicua
parte di esso si allinea alle posizioni ed alle scelte del “Jefe supremo” Beppe
Grillo, abbiamo una evidente dimostrazione di democrazia, cui i “cittadini”
tengono moltissimo. Se invece la maggioranza del Parlamento decide di votare in
modo difforme dalle istruzioni dei 5 Stelle, allora si tratta evidentemente di
un “golpe”, cui ci si deve opporre con una “marcia su Roma” (l’espressione ci
ricorda qualcosa…).
Abbiamo
visto nuovamente il fenomeno dei cosiddetti “franchi tiratori” - che in questa
occasione sono stati definiti “traditori” - ossia di coloro che votano in modo
diverso da quanto i capi del partito hanno deciso. Anche in questo caso va
ricordato che gli eletti al Parlamento, per disposizione costituzionale, non
hanno alcun vincolo di mandato. Evidentemente si considera che la volontà del
partito sia più importante di quella degli elettori: questa si può trascurare,
l’altra no. Del resto già Guareschi, molti decenni fa, aveva dichiarato: Nel
segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no.
Infine
abbiamo potuto apprendere un nuovo significato delle parole “rinnovamento”, “cambiamento”
e “giovani”. In genere questi termini sono stati usati per indicare personaggi
sulla scena politica da svariati decenni, spesso piuttosto avanti negli anni, e
che nella loro lunga carriera politica si sono ben guardati dal promuovere
quelle “riforme” che oggi dichiarano essere sempre state la loro stella polare.
E
la farsa continua (con la ricerca del prossimo Presidente del Consiglio)…
Il Bertoldo
2 commenti:
(Corsi e ricorsi storici) A proposito della marcia si Roma: oggi tendiamo a considerare che la prima (quella vera) fu una tragedia. Ma è assolutamente evidente che quella di questi giorni, come G.B. Vico ben teorizzò, è solo e soltanto una farsa, una burletta.
la frase "La storia si ripete sempre due volte: la prima volta in tragedia la seconda in farsa" ovviamente non è di Vico, ma del vecchio barbone di Treviri
Posta un commento