30 aprile 2013

Speranze


A circa due mesi dalle elezioni ed a circa un anno e mezzo dall’uscita di scena dell’ultimo governo rappresentativo di una maggioranza politica, oggi finalmente si è costituito ed ha prestato giuramento un governo espressione delle forze politiche che hanno ottenuto l’avallo della volontà popolare.
Questo nuovo governo, guidato com’è noto dall’onorevole Enrico Letta, segretario reggente del Partito Democratico dopo le dimissioni del segretario Bersani, può vantare un certo numero di novità e primati rispetto a tutti i governi repubblicani che l’hanno preceduto.
Innanzi tutto  è il primo governo dal 1947, sessantasei anni fa, che veda assieme esponenti di due schieramenti da sempre fieramente avversi: centrosinistra e centrodestra, espressioni di ideologie antitetiche (almeno a parole). Dobbiamo poi ricordare che l’età media dei ministri è probabilmente la più bassa mai registrata nella storia della Repubblica: 52 anni. Per la prima volta un terzo dei ministri è costituito da donne; per la prima volta abbiamo un ministro di etnia africana e naturalizzato italiano. E per la prima volta un governo della Repubblica, costituito per la maggior parte da rappresentanti dei partiti presenti in Parlamento, non contiene i soliti noti, pezzi da novanta della politica.
Se questo rappresenti un inizio di rinnovamento della classe politica e dei suoi deplorevoli comportamenti è tutto da vedere: francamente per ora c’è solo da sperarlo. Ma naturalmente non basta avere un governo costituito in buona parte da persone più giovani di quelle cui eravamo abituati, né è sufficiente che per la maggior parte si tratti di volti nuovi. Quello che interessa soprattutto è di vedere cosa questo nuovo governo sarà in grado di fare.
Domani inizierà l’iter per la fiducia delle Camere, con i consueti discorsi programmatici del nuovo Presidente del Consiglio. Sentiremo quali saranno i suoi programmi, ma l’importante verrà dopo. L’Italia sta attraversando la crisi sociale ed economica più grave degli ultimi decenni ed ha bisogno di un impegno estremo per ripartire, sia sul piano delle politiche economiche e finanziarie interne sia in relazione alla nostra appartenenza all’Europa e ad una zona monetaria particolare.
Ci auguriamo che fra le proposte del nuovo governo non figurino le solite manfrine sul conflitto d’interessi, la lotta all’evasione ed alla corruzione (esiste già una miriade di leggi in proposito, basta applicarle), la istituzione dello jus soli, le unioni e le adozioni omosessuali, le finte socialità e solidarietà, le stucchevoli richieste di riforme mai precisate e soprattutto mai realizzate, e simili. Abbiamo bisogno di far ripartire l’economia che da uno stato di estrema difficoltà precedente è stata definitivamente ed insulsamente compromessa da un governo di cosiddetti “tecnici” che sembra aver profuso tutti i propri sforzi per rendere cronica una malattia già grave di per sé.
Non si può continuare a prelevare senza freni larga parte di quanto il paese produce, senza mai immettere nell’economia nessuna liquidità e senza che lo stato, rigido quando si tratta di far valere i propri diritti, rispetti minimamente non solo le leggi da esso stesso emanate, ma neppure mostri la minima decenza nei confronti dei diritti dei cittadini.
Vedremo se questo governo, che presenta tanti aspetti nuovi, saprà essere innovatore anche nelle sue azioni e nei suoi comportamenti, e se il Parlamento lo sosterrà in una vera e propria azione rinnovatrice, anche con provvedimenti sostanzialmente impopolari, e non solo ricorrendo alle tasche, ormai vuote, dei cittadini.
 Il Bertoldo

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