Dopo
un paio di mesi persi in sceneggiate del tutto inutili e deprimenti,
finalmente, come tutti sanno, è stato costituito un nuovo governo che, al
momento del voto di fiducia, ha potuto contare su un amplissimo consenso.
Da
molte parti si è fatto notare che una maggioranza dei componenti del governo
proviene da elementi della disciolta Democrazia Cristiana, alcuni accasati nel
Partito Democratico, altri nel PDL, altri ancora nel partito Lista Civica. Uno
solo fra i ministri proviene direttamente dalle schiere dell’ex Partito
Comunista, poi PDS, DS, PD, Flavio Zanonato.
Seguendo
le consolidate usanze democristiane la nuova compagine governativa è piuttosto
numerosa: ventuno ministri, oltre al Presidente del Consiglio. Non sono ancora
stati definiti i sottosegretari e c’è veramente da sperare che non si superi e
neppure si eguagli il primato di uno dei governi Prodi (pure lui ex DC)
costituito da oltre cento componenti.
Ci
sembra peraltro che, in un governo il cui compito essenziale dovrebbe essere
quello di far uscire il paese dalla gravissima crisi economica, sociale e
finanziaria che lo opprime da vari anni, ci sia qualche dicastero di troppo.
Non è ben chiaro a cosa possano servire, in un momento come questo, i ministeri
dell’Integrazione, delle Pari Opportunità, dei Rapporti col Parlamento, della Coesione Territoriale e simili.
Nei
suoi discorsi di insediamento alla Camera ed al Senato il Presidente Enrico
Letta ha indicato quale sia il programma del suo governo, basato su cose
concrete come le riforme costituzionali, il fisco, il lavoro, i rapporti con
l’Europa da una posizione un po’ meno supina di quella tenuta dal precedente
governo “tecnico”. C’è solo da sperare che i buoni propositi vengano, almeno in
buona parte, realizzati. Come dice una nota pubblicità, che il governo “non
venda sogni, ma solide realtà”.
Tuttavia
alcuni dei neo ministri si sono affrettati a completare od a correggere a modo
loro il programma enunciato dal Premier. A titolo di esempio, il ministro per
l’Integrazione, Cécile Kyenge, ha fatto tutta una serie di dichiarazioni che
non solo non hanno nulla a che vedere con il programma governativo, ma sono
certamente tali da provocare forti dissensi nella maggioranza composita che ha
concesso la fiducia al nuovo governo: eliminazione del reato di immigrazione
clandestina, abolizione della legge Bossi-Fini, libera circolazione per tutti
gli extracomunitari, introduzione dello “jus soli”. Non sembra che si tratti di
provvedimenti urgenti per il rilancio del paese.
Vale
la pena di chiarirci un po’ il problema. L’arrivo nel nostro paese di uno
straniero al fine di trovare un lavoro e di conseguenza migliorare la propria
situazione sociale ed economica passa a nostro avviso attraverso tre fasi.
Innanzi tutto l’arrivo vero e proprio, che deve avvenire regolarmente nel
rispetto delle nostre leggi e non clandestinamente. Questa è la prima fase:
l’immigrazione.
In
un secondo momento il nuovo arrivato deve imparare la nostra lingua, assimilare
la nostra cultura di base, conoscere ed adottare, nei limiti del possibile, i
nostri costumi e le nostre usanze, condividere i nostri valori, inviare i
propri figli, se ne ha, alle scuole italiane perché non crescano diversi dai
loro coetanei italiani, rispettare le nostre leggi. E’ questa la seconda importantissima
ed essenziale fase: l’integrazione.
Una
volta pienamente integrato lo straniero, se lo ritiene opportuno, potrà
chiedere di diventare cittadino italiano a tutti gli effetti, sostanziali e
giuridici: è questa evidentemente la terza ed ultima fase: l’ottenimento della
cittadinanza, che lo parifica ai propri nuovi concittadini del paese ospitante.
Nell’esternare
le proprie intenzioni la signora Kyenge ha messo l’accento sul primo e sul
terzo punto: l’immigrazione – da facilitarsi in tutti i modi – e la concessione
della cittadinanza – senza particolari esigenze di vera integrazione -. Non ha
detto una sola parola su come pensa di agire per realizzare la parte più
importante e difficile di tutta la storia, l’integrazione. Dobbiamo quindi
concludere che la neo Ministra per l’Integrazione considera la propria
specifica funzione del tutto superflua ed inutile?
Un
altro neo ministro, Dario Franceschini, titolare dei Rapporti col Parlamento,
ha voluto dire la sua a proposito dell’IMU: secondo lui la rata di giugno, che
sarà sospesa secondo le dichiarazioni del Presidente Letta, non verrà eliminata
ma soltanto rimandata. Si tratta di un chiaro dissenso, se non addirittura di
una smentita di quanto esposto nel programma di governo.
Tutto
questo per dare ai cittadini l’idea di un forte sentimento di coesione
all’interno della compagine governativa. E pensare che l’on. Franceschini è
titolare del Ministero per i Rapporti col Parlamento ed il Coordinamento
dell’Attività del Governo. Il Nostro non è particolarmente noto per le sue
capacità, ma ci sembra che ritenere che le sue strambe dichiarazioni possano
essere fondamentali e soprattutto un buon inizio per ben coordinare l’attività
governativa sia un po’ troppo…
Il Bertoldo
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