31 maggio 2013

Ecco il nuovo....

Giorni fa, nel corso di un dibattito televisivo (“talk show”,  spettacolo di chiacchiere per la gente à la page) un neo deputato PD, giovane, belloccio e molto presenzialista, uno di quelli che dovrebbe rappresentare il “nuovo”nella politica italiana, ha solennemente affermato che nel nostro paese occorrono più uguaglianza e più meritocrazia: solo così sarà possibile uscire dalle nebbie di una gestione pluridecennale del tutto fallimentare.
C’è da rallegrarsi che un dotato giovane rappresentante del popolo abbia idee così precise, anche se forse un po’ più di coerenza non sarebbe stata di troppo. Vediamo infatti cosa vogliono dire queste due espressioni.
Per quanto riguarda l’uguaglianza ci sono tre interpretazioni possibili. La prima si riferisce a quanto stabilisce la Costituzione: “Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge”. Ciò non sempre è vero, ma in generale il principio è chiaro e definito molto bene.
Una seconda interpretazione riguarda l’uguaglianza dei punti di partenza, principio liberale per eccellenza. E’ anche il principio che presiede a tutti gli sport e che meglio di tutto è rappresentato nelle gare atletiche di velocità: tutti partono dallo stesso punto, e vince chi è più veloce, più in forma o più dotato. E qui vediamo anche applicato il principio meritocratico.
C’è infine una terza interpretazione, molto cara ai praticanti delle idee di sinistra, e naturalmente a tutti coloro che o non hanno alcuna qualità, o non hanno voglia né capacità di darsi da fare, ma vogliono comunque ottenere (ottenere, si badi bene, non conquistarsi) una gradevole sistemazione nella vita. E’ il principio della uguaglianza dei punti d’arrivo. Sarebbe come  se, in base a questa discutibile interpretazione dell’uguaglianza,  tutti i film ottenessero l’Oscar, tutti gli studiosi ottenessero il Premio Nobel e tutti i partecipanti ad una gara arrivassero primi.
Da quanto si è detto appare dunque evidente che l’uguaglianza dei punti d’arrivo è assolutamente contraddittoria rispetto al concetto di meritocrazia. Chi sarebbe più disposto a darsi da fare, a spremere le proprie capacità se poi alla fine sarebbe semplicemente equiparato ai pigri, ai meno dotati, ai fannulloni? Non sembra che l’applicazione di un criterio di uguaglianza di questo genere possa costituire un valido motivo per il progresso della società.
Se il ricordato parlamentare ha escogitato una ricetta miracolosa che consenta di avere una società al tempo stesso egualitaria nel senso di parità dei punti di arrivo e meritocratica sarebbe certamente degno del Premio Nobel, addirittura in varie specialità: per lo meno la pace e l’economia.

 Il Bertoldo

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