30 maggio 2013

Rigore

Da quasi cinque anni ormai il mondo intero è in sofferenza: con varie modalità tutti i paesi stanno patendo una crisi che non sembra avere fine, malgrado i messaggi ottimistici che ci vengono quasi quotidianamente propinati. L’Europa non fa eccezione, ed alcuni paesi europei sembrano soffrire più di altri: fra questi dobbiamo purtroppo inserire anche l’Italia.
Non passa giorno senza che i giornali, le televisioni, le radio ci diano notizie dell’aggravarsi della crisi: licenziamenti e conseguente disoccupazione, chiusure di aziende, fallimenti, diminuzione delle vendite, degli ordinativi, della produzione, restrizioni creditizie, insolvenze persino da parte dello stato. Oggi è peggio di ieri, e domani potrebbe essere peggio di oggi.
In questa atmosfera sembra che la parola magica sia una sola: rigore. Ma è necessario ricordare che questa parola può assumere due significati assai diversi fra di loro. Da un lato essa indica la stretta, potremmo dire rigorosa, osservanza delle regole convenute, dei patti sottoscritti, in definitiva del buonsenso. Dall’altro essa può essere intesa come sinonimo di sofferenza, punizione.
E’ mia convinzione che, nel caso della crisi che attanaglia l’Europa ed in particolare il nostro paese, essa debba essere intesa nel primo significato, e quindi debba essere applicata solo ai governi: rispettare rigorosamente gli impegni presi, oltre che il buonsenso.
Purtroppo invece la maggior parte dei governanti, per i loro interessi elettorali e di conservazione del potere, sembrano aver preferito applicare la parola ai loro governati, e nel senso di sacrificio, penitenza, sofferenza: le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, la situazione, con questo tipo di rigore, non solo non migliora, ma addirittura peggiora continuamente.
La crisi è certamente molto seria, tanto da far discutere in alcuni paesi sulla opportunità di lasciare l’Unione Europea. Non crediamo che questa sia la soluzione del problema: un’uscita non solo dall’euro, ma anche dalla stessa Unione Europea avrebbe ben prevedibili conseguenze deleterie. Svalutazioni a catena, con conseguente impoverimento generale, ripresa di un protezionismo esasperato, alla ricerca di protezione per le proprie economie e simili sciagure.
A nostro avviso la soluzione è certamente un’altra: rivedere razionalmente i trattati che regolano l’Unione, e che in genere sono non solo molto malfatti ed equivoci, ma non favoriscono affatto la necessaria integrazione dei partecipanti; una vera democratizzazione del sistema in senso chiaramente europeo, continentale, e non più grettamente nazionalistico e tale da evitare sperequazioni nelle rappresentanze dei vari paesi; adozione di politiche comuni e non tendenti solo a favorire i membri più forti a discapito degli altri più deboli.
Ma soprattutto occorre che le classi politiche dei singoli paesi smettano di considerare del tutto preminente il proprio interesse elettorale ed ideologico immediato e cerchino di affrontare i problemi in una visione globale e non più uno alla volta in maniera troppo spesso contraddittoria quando non del tutto controproducente.

Finché l’Unione non cesserà di occuparsi di cetrioli, fagiolini e banane per affrontare invece quelli che sono i veri problemi di un continente che per la prima volta si trova ad affrontare una serissima sfida da parte di paesi ritenuti fino ad ieri ininfluenti sul piano economico mondiale, per dedicarsi unicamente al fine di determinare principi di gestione economica, sociale e politica uniformi, il rischio del collasso sarà sempre dietro l’angolo.
Il Bertoldo

2 commenti:

baron litron ha detto...

a mio avviso modestissimo, occorrerebbe rifondare una sorta di Sacro Romano Impero, con un Governo/Imperatore eletto da tutta la popolazione, e un territorio suddiviso in Regioni/Feudi con piena libertà di governo interno e obbligo del rispetto di parametri chiari e razionali per la permanenza nell'Impero.
se i governanti/feudatari delle regioni non riusciranno a restare nei parametri, verranno commissariati/destituiti d'imperio, e si procederà nei tempi opportuni alla rielezione, o a qualsiasi forma locale di ristabilimento della sovranità.
l'Impero si occuperà di poche faccende ma molto chiare: difesa dei confini, comunicazioni, commercio interno, politica estera, perequazine fiscale, riscossione e investimento delle tasse imperiali necessarie alla gestione delle suddette funzioni.
TUTTO IL RESTO sarà esclusiva responsabilità delle singole regioni/feudi, che si andranno a formare su basi storico-geografiche su una base demografica che va dai7 a i 15 milioni di abitanti, e si sceglieranno la forma di governo gradita alla maggioranza della popolazione.

chiaramente, in Europa meridionale prevedo un ducato di Savoia (con Liguria, Val d'Aosta, Savoia, Piemonte, Costa Azzurra, Sardegna e Corsica), una Repubblica Serenissima con Lombardo-Veneto, Friuli, Trentino, Istria e Dalmazia, una fetta italiana centrale che si trovi uno straccio di governo e una terronia idem come sopra....

e dovrebbe funzionare

Nobile di Treviso ha detto...

Grazie