Da quasi cinque anni ormai il mondo intero è in
sofferenza: con varie modalità tutti i paesi stanno patendo una crisi che non
sembra avere fine, malgrado i messaggi ottimistici che ci vengono quasi
quotidianamente propinati. L’Europa non fa eccezione, ed alcuni paesi europei
sembrano soffrire più di altri: fra questi dobbiamo purtroppo inserire anche
l’Italia.
Non passa giorno senza che i giornali, le
televisioni, le radio ci diano notizie dell’aggravarsi della crisi:
licenziamenti e conseguente disoccupazione, chiusure di aziende, fallimenti,
diminuzione delle vendite, degli ordinativi, della produzione, restrizioni
creditizie, insolvenze persino da parte dello stato. Oggi è peggio di ieri, e
domani potrebbe essere peggio di oggi.
In questa atmosfera sembra che la parola magica sia
una sola: rigore. Ma è necessario ricordare che questa parola può assumere due
significati assai diversi fra di loro. Da un lato essa indica la stretta,
potremmo dire rigorosa, osservanza delle regole convenute, dei patti
sottoscritti, in definitiva del buonsenso. Dall’altro essa può essere intesa
come sinonimo di sofferenza, punizione.
E’ mia convinzione che, nel caso della crisi che
attanaglia l’Europa ed in particolare il nostro paese, essa debba essere intesa
nel primo significato, e quindi debba essere applicata solo ai governi:
rispettare rigorosamente gli impegni presi, oltre che il buonsenso.
Purtroppo invece la maggior parte dei governanti,
per i loro interessi elettorali e di conservazione del potere, sembrano aver
preferito applicare la parola ai loro governati, e nel senso di sacrificio,
penitenza, sofferenza: le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, la
situazione, con questo tipo di rigore, non solo non migliora, ma addirittura
peggiora continuamente.
La crisi è certamente molto seria, tanto da far
discutere in alcuni paesi sulla opportunità di lasciare l’Unione Europea. Non
crediamo che questa sia la soluzione del problema: un’uscita non solo
dall’euro, ma anche dalla stessa Unione Europea avrebbe ben prevedibili
conseguenze deleterie. Svalutazioni a catena, con conseguente impoverimento
generale, ripresa di un protezionismo esasperato, alla ricerca di protezione
per le proprie economie e simili sciagure.
A nostro avviso la soluzione è certamente un’altra:
rivedere razionalmente i trattati che regolano l’Unione, e che in genere sono
non solo molto malfatti ed equivoci, ma non favoriscono affatto la necessaria
integrazione dei partecipanti; una vera democratizzazione del sistema in senso
chiaramente europeo, continentale, e non più grettamente nazionalistico e tale
da evitare sperequazioni nelle rappresentanze dei vari paesi; adozione di
politiche comuni e non tendenti solo a favorire i membri più forti a discapito
degli altri più deboli.
Ma soprattutto occorre che le classi politiche dei
singoli paesi smettano di considerare del tutto preminente il proprio interesse
elettorale ed ideologico immediato e cerchino di affrontare i problemi in una
visione globale e non più uno alla volta in maniera troppo spesso contraddittoria
quando non del tutto controproducente.
Finché l’Unione non cesserà di occuparsi di
cetrioli, fagiolini e banane per affrontare invece quelli che sono i veri
problemi di un continente che per la prima volta si trova ad affrontare una
serissima sfida da parte di paesi ritenuti fino ad ieri ininfluenti sul piano
economico mondiale, per dedicarsi unicamente al fine di determinare principi di
gestione economica, sociale e politica uniformi, il rischio del collasso sarà
sempre dietro l’angolo.
Il Bertoldo
2 commenti:
a mio avviso modestissimo, occorrerebbe rifondare una sorta di Sacro Romano Impero, con un Governo/Imperatore eletto da tutta la popolazione, e un territorio suddiviso in Regioni/Feudi con piena libertà di governo interno e obbligo del rispetto di parametri chiari e razionali per la permanenza nell'Impero.
se i governanti/feudatari delle regioni non riusciranno a restare nei parametri, verranno commissariati/destituiti d'imperio, e si procederà nei tempi opportuni alla rielezione, o a qualsiasi forma locale di ristabilimento della sovranità.
l'Impero si occuperà di poche faccende ma molto chiare: difesa dei confini, comunicazioni, commercio interno, politica estera, perequazine fiscale, riscossione e investimento delle tasse imperiali necessarie alla gestione delle suddette funzioni.
TUTTO IL RESTO sarà esclusiva responsabilità delle singole regioni/feudi, che si andranno a formare su basi storico-geografiche su una base demografica che va dai7 a i 15 milioni di abitanti, e si sceglieranno la forma di governo gradita alla maggioranza della popolazione.
chiaramente, in Europa meridionale prevedo un ducato di Savoia (con Liguria, Val d'Aosta, Savoia, Piemonte, Costa Azzurra, Sardegna e Corsica), una Repubblica Serenissima con Lombardo-Veneto, Friuli, Trentino, Istria e Dalmazia, una fetta italiana centrale che si trovi uno straccio di governo e una terronia idem come sopra....
e dovrebbe funzionare
Grazie
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