Il
neo ministro dello sport, Josefa Idem, sta subendo un attacco da parte della
stampa e di alcuni esponenti del PDL perché sembra che sia responsabile di
alcuni sotterfugi in campo edilizio e fiscale al fine di risparmiare su alcune
imposte. Da quanto risulta dalle informazioni finora pubblicate si tratterebbe
di modesti importi, ben diversi da certi fatti accertati sempre in campo
immobiliare e mai castigati a carico di esponenti ben più importanti del
governo attuale e di quelli passati.
Di
fronte alla campagna di stampa e di molti suoi colleghi parlamentari il
ministro da un lato si è rifiutata di rispondere ad alcune imbarazzanti domande
di giornalisti nel corso di una conferenza stampa, ma ha aggiunto con fermezza
che non intende in alcun modo dimettersi dal suo incarico, dato che lei è
un’atleta e non un ragioniere fiscalista e quindi non era al corrente delle
possibili marachelle compiute in suo nome.
Quello
che ci preme notare è che la ben nota atleta è nata in Germania ed ha assunto la
cittadinanza italiana in seguito al suo matrimonio con un nostro concittadino,
e dobbiamo esserle grati per tutte le medaglie guadagnate con i nostri colori.
Considerando
l’incidente nel quale è incorsa ed il successivo comportamento dobbiamo
comunque riconoscere che si è integrata benissimo con le nostre inveterate
usanze, anche senza farsi assistere dall’apposito ministero e senza invocare alcuno “jus soli”.
o o
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La
Corte Costituzionale si è solennemente pronunciata: un magistrato può decidere
se è opportuno o meno che si tenga un Consiglio dei Ministri ed ha così’
sentenziato che presenziare ad un’udienza giudiziaria è più importante che
presiedere una riunione del supremo organo esecutivo del paese.
Lasciando
da parte ogni considerazione sul merito delle vicende giudiziarie di Silvio
Berlusconi, da non costituzionalisti vorremmo fare alcune considerazioni a lume
di banale logica.
Secondo
la nostra Costituzione la sovranità appartiene al popolo che, nelle forme
previste dalla legge, ne delega l’esercizio al Parlamento – eletto direttamente
– (potere legislativo) ed al Governo, incaricato dal Parlamento di esercitare
il potere esecutivo. Nessun altro ente è delegato dal popolo, detentore
esclusivo della sovranità, ad esercitare in proprio nome qualunque forma di
potere caratteristico della sovranità stessa.
La
Costituzione stabilisce che “la magistratura costituisce un ordine autonomo e
indipendente da ogni altro potere”, cui si accede unicamente per concorso: non
è quindi espressione della sovranità popolare.
D’altra
parte, la Corte Costituzionale è chiamata, oltre che a giudicare la legittimità
costituzionale delle leggi, ad esprimersi sui conflitti di attribuzione tra i
poteri dello Stato. Ciò che appare strano e ad un profano del tutto incomprensibile
consiste nel fatto che l’ultima decisione citata sottopone un potere
espressione della sovranità popolare (il potere esecutivo) alla volontà di un
ordine, indipendente sì dagli altri poteri, ma legittimato ad esercitare il
proprio potere non in virtù di delega da parte del popolo sovrano, ma
unicamente da un concorso.
Se
queste osservazioni hanno qualche logica, dobbiamo forse chiederci se non sia
necessaria una qualche difesa da certe pronunce della Corte Costituzionale che
non appaiono troppo in linea con la lettera e lo spirito della Costituzione,
che essa è chiamata ad applicare, ma soprattutto a rispettare. Sarà forse
necessaria una lotta per difendere la Costituzione dalla Corte Costituzionale?
Il Bertoldo
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