Un articolo di Aurora Franceschelli
Se dovessimo fare un ritratto del Belpaese in questo preciso momento storico, l'immagine che più risponderebbe alla realtà attuale dell'Italia è quella di in Paese in ombra, un Paese la cui linfa vitale è stata risucchiata lentamente. Eppure il nostro tessuto produttivo è ricco di piccole e medie imprese che si battono ogni giorno per sopravvivere, di cittadini che lottano per tenere in piedi un'economia, quella famigliare, che appare sempre più dissanguata dalle leve fiscali di Visco e da livelli di retribuzione non assolutamente adeguati al costo della vita. La perdita del potere d'acquisto sembra essere diventato un dei nodi cruciali di un'economia, quella italiana, che arranca; la nostra economia arretra: lo dimostrano gli ultimi dati sugli ordinativi dell'industria che vedono l'Italia in controtendenza rispetto a gli altri Paesi d'Europa (Italia -1%, Area euro +5,2%); lo dimostrano soprattutto i dati che si riferiscono sia al debito pubblico che a quello dei privati cittadini. Eppure, malgrado i dati allarmanti sul nostro debito pubblico (terzo al mondo con una percentuale di 106,8), il Governo Prodi, dopo aver svuotato le tasche dei contribuenti per farle confluire in quelle erariali, ha utilizzato l'extragettito per aumentare la spesa pubblica. Nel 2006, infatti, la spesa dello Stato ha raggiunto livelli record: secondo i dati forniti da Eurostat il rapporto spesa-pil è salito lo scorso anno al 50,1%, dal 48,3% del 2005 e dal 47,7% del 2004 (sempre in controtendenza rispetto alla zona euro, che si attesta intorno al 47,2%).
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