Ieri, per la seconda volta in meno di due mesi, si è votata nei due rami del Parlamento la fiducia (in un caso si trattava di sfiducia) al governo: in tutte e due le occasioni ed in entrambi e rami del Parlamento il governo è uscito vincitore, sia pure di misura. In quest’ultima occasione è stato interessante esaminare le reazioni degli sconfitti, che alla vigilia si dichiaravano assolutamente certi di una vittoria.
Va premesso che l’Italia è un paese assolutamente straordinario: salvo che alle lotterie non ci sono mai perdenti, al massimo ci sono dei non vincenti. Il succo delle dichiarazioni dell’opposizione può riassumersi nella frase “la maggioranza non ha vinto, ha solo ottenuto qualche voto in più di noi”, come se l’aspetto matematico non fosse uno dei cardini della democrazia.
Ad ascoltare i contorcimenti (il)logici dell’opposizione viene in mente un’amena storiella che circolava ai tempi della guerra fredda. Dopo una lunga discussione sulla qualità delle rispettive strutture industriali, il Presidente degli Stati Uniti e quello dell’URSS decidono di sfidarsi in una gara automobilistica, utilizzando vetture progettate e costruite nei due paesi. Vince il presidente americano. Il giorno dopo la stampa sovietica così presenta l’avvenimento: “Ieri, in una gara automobilistica il nostro amato presidente ha conquistato un onorevole secondo posto. Il presidente americano è invece giunto penultimo”.
Anche ieri, seguendo una linea sempre molto amata dal nostro ceto politico, nessuno ha perso: Il governo non ha perso, l’opposizione non ha vinto, ma si è mostrata la forza preferita dagli italiani (?). Una esponente del PD, nota per un confronto impietoso fatto da qualcuno fra la sua avvenenza e la sua intelligenza, ha negato che il centrosinistra non abbia capacità di governo: basterebbe aumentare le tasse ai ricchi rentiers per diminuirle ai lavoratori (nella categoria comprende anche se stessa ed i propri colleghi?) e tutto si sistemerebbe. Richiesta di chi potrebbe essere il leader di questa coalizione di governo ha pudicamente rimesso la decisione al Presidente della repubblica, forse ritenendo troppo osé proporre se stessa. D’altra parte, ha affermato, è ora che si presenti alla suprema autorità la nuova maggioranza, la cui inconsistenza è stata verificata proprio qualche ora fa.
Peraltro ieri si è verificato ciò che settimanalmente viene discusso nelle trasmissioni calcistiche: in esse si afferma spesso che una squadra ha vinto perché è stata sfacciatamente favorita dall’arbitro, con decisioni non sempre condivisibili. Ieri è stato inequivocabilmente dimostrato che anche se l’arbitro non solo favorisce una squadra a scapito dell’altra, ma addirittura ne veste la casacca e tenta anche qualche tiro in porta, non è detto che il suo contributo possa essere decisivo: chi doveva vincere vince lo stesso, e chi doveva perdere perde. Che l’esempio possa servire in futuro? Ne dubitiamo, se si tien conto dell’ostinazione con cui l’arbitro fa di tutto per dimostrarsi di parte e addirittura partecipa al gioco senza pudore e senza remore.
Il Bertoldo
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