23 novembre 2011

Fuori dal vaso

Il Presidente Napolitano, cui la funzione di primo magistrato sembra andare un po’ stretta, non perde occasione per sconfinare dai suoi poteri, così come definiti dalla Costituzione che lui stesso si è impegnato, con solenne giuramento, a rispettare in ogni occasione. A meno che, come certi suoi comportamenti farebbero sospettare, la sacra Costituzione non l’abbia mai letta o ne abbia dimenticato il contenuto, forse per i primi severi sintomi di senescenza.
Fin dall’inizio del suo mandato il nostro si è distinto per una sfrenata loquacità, tanto che da qualche tempo i suoi sermoni sono diventati quotidiani. Mentre inizialmente gli argomenti trattati erano piuttosto banali, con gli ovvi inviti al patriottismo, alla concordia, al rispetto delle leggi ed in particolare della Costituzione, recentemente essi hanno assunto un carattere molto più politico, mettendo in luce il suo desiderio di diventare attore attivo e non più solo notaio.
Non è un mistero che Napolitano già da tempo mirava a disfarsi di Berlusconi e della sua maggioranza e che il suo candidato prescelto era il professor Mario Monti. La cosa divenne evidente quando, nell’imminenza del “redde rationem”, lo nominò senatore a vita e due giorni dopo, ottenute le dimissioni del Presidente del Consiglio, diede in quattro e quattr’otto l’incarico al suo prescelto, dopo consultazioni durate qualche ora seguite immediatamente dalla presentazione della lista dei ministri. Non sembra che un simile modo di agire sia veramente rispettoso del dettato costituzionale.
Ieri poi, con una evidente invasione di campo che ignora completamente le regole del gioco, ha affermato che tutti coloro che sono nati in Italia devono godere automaticamente della cittadinanza italiana. Ora il Presidente dovrebbe avere chiaro che in Italia, come in praticamente tutti i paesi dell’Unione Europea, a lui tanto cara, vige lo “jus sanguinis” che riconosce la cittadinanza solo a chi discende da chi già gode della cittadinanza. Quello che lui vorrebbe fosse adottato è invece lo “jus soli”, in base al quale chiunque è nato nel paese gode automaticamente della cittadinanza.
Per precisare meglio i concetti va ricordato che lo jus soli è di norma vigente in paesi che favoriscono l’immigrazione al fine di accrescere la popolazione in relazione allo spazio disponibile, mentre lo jus sanguinis è tipico dei paesi a forte densità e oggetto di forte emigrazione, al fine di salvaguardare l’appartenenza anche di chi è uscito dal paese. A titolo di informazione notiamo che la densità della popolazione è di 113 abitanti per km2 nell’Unione Europea, di 197 in Italia, zone ove vige lo jus sanguinis, mentre è di soli 31 abitanti negli USA, ove vige ovviamente lo jus soli.
A prescindere da queste semplici considerazioni non si capisce per quale motivo il Presidente si senta autorizzato a dare alla politica ed al governo indicazioni programmatiche così precise ed in contrasto con la nostra legislazione, con le nostre tradizioni e con gli usi dell’Unione Europea. Soprattutto se ricordiamo che per contro, pur nella sua qualità costituzionalmente fissata di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura si è sempre ben guardato dall’intervenire affinché la magistratura si attenesse rigidamente a quei criteri di neutralità, equanimità ed apoliticità che dovrebbero caratterizzarla.
Il Bertoldo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Buongiorno, la mia personalissima opinione è che una tardiva toppa a quella che è una legge medioevale non fa che dilatare i tempi di un mondo incapace di pensarsi come unica fonte di risorse comune che serva a soddisfare le necessità di tutta la popolazione. Il fatto che io sia nato in Italia da famiglia italiana non toglie che mi senta il diritto di vivere su questo mondo come suo cittadino e che mi senta in dovere di riconoscere lo stesso diritto alle altre persone. Non è il mio rettangolo di terra o di prato a farmi un italiano e nemmeno la mia famiglia che da secoli vive in Italia ma so per certo che ha origini lontane che rimandano altrove (come ognuno di noi, e sono cosi mal informati da spaventarmi quelli che si vantano del contrario). Purtroppo la tendenza diffusa di conservatorismo e chiusura culturale che è presente ancora in Italia la rende il paese da cui sono partito. Chissà forse è proprio questo il punto. Lei sarà forse contento che una persona che la pensa come me lasci il suo paese e che ci rimangano solo quelle che la pensano come lei. Io invece sono contento di essere partito per la Francia dove (credo) ci sia qualche persona in più che la pensa come me. Per tornare in tema il diritto di essere al mondo, una volta che ci sono, non me lo dà né la mia famiglia (quante famiglie italianissime non si curano dei propri figli?) né la mia terra.
Il diritto di essere al mondo, nel momento in cui realizzo di avercelo, me lo prendo io (ma è proprio per questo che lo do con tutto il cuore anche agli altri).

Dario