23 novembre 2011

Tristezza

Tutta l’Italia progressista, intelligente per definizione, si è rallegrata, con manifestazioni di smodata esultanza, della fine del governo Berlusconi e della nomina, in quattro e quattr’otto, di un governo “tecnico” il cui unico compito e la cui unica giustificazione ufficiale consisteva nel ridare ai mercati quella fiducia che l’odiato Berlusconi aveva distrutto e nel prendere al più presto quei severi provvedimenti annunciati nel discorso inaugurale del nuovo premier che consentissero di rimettere il paese sulla via del risanamento economico e della ripresa. Fra questi notevoli l’eliminazione degli sprechi e delle spese non giustificate da urgenti necessità, nuove imposte, nuova organizzazione del lavoro, e simili gravi interventi.
Quanto alla riguadagnata fiducia dei mercati, i fatti sono sotto gli occhi di tutti, a riprova del fatto che non era Berlusconi la causa del crollo della credibilità delle nostre finanze e della nostra economia.
Comunque grande era l’attesa per la prima riunione del nuovo governo, nella convinzione generale che almeno alcuni dei provvedimenti preannunciati potessero essere messi all’ordine del giorno. E invece abbiamo assistito al primo desolante esordio: una legge per “Roma Capitale” con contorno di nuovi stanziamenti (alla faccia del proposito di ridurre le spese). E basta. L’impressione è che se c’era una grandissima urgenza di sostituire il precedente governo con alcuni personaggi particolarmente graditi al Capo dello Stato, non uguale urgenza sembra esistere per quanto riguarda l’attuazione dei provvedimenti annunciati.
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Nel definire le caratteristiche del nuovo governo si disse fin dall’inizio che esso avrebbe dovuto essere un governo di puri tecnici, ed anche l’inclusione di due rappresentanti politici, l’uno della maggioranza e l’altro dell’opposizione accanto al neo presidente del Consiglio, al fine di assicurare un buon raccordo con le forze politiche – che, non dimentichiamolo, sono le uniche legittimamente chiamate a rappresentare il popolo sovrano – venne respinta, in nome dell’eccezionalità del fatto e della “tecnicità” della compagine.
Ora si tratta di nominare sottosegretari e vice ministri e subito si è scatenato l’assalto alla diligenza da parte dei soliti personaggi politici rimasti momentaneamente senza poltrona dimenticando completamente le premesse sancite nel momento in cui la maggior preoccupazione era quella di togliere di mezzo Berlusconi. Raggiunto l’obbiettivo si sono messe da parte tutte le seriose ed apparentemente disinteressate affermazioni sull’apoliticità del governo, peraltro non rappresentativo del volere popolare, ed è saltata fuori la solita fame di posti, finto prestigio, prebende, vitalizi e privilegi vari.
Fa veramente tristezza constatare che i cittadini vengano sempre e da tutta la classe politica considerati unicamente pecore sceme da tosare e basta.
Il Bertoldo

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