31 agosto 2009
Il Bertoldo: Indignazioni
Da sempre ogni atto, decisione o dichiarazione del Presidente del Consiglio suscita le indignate proteste dei suoi avversari, politici dell’opposizione, stampa cosiddetta indipendente, sedicenti intellettuali, membri più o meno influenti del clero, stampa cattolica ufficiale al gran completo. Naturalmente le indignate deplorazioni sono accompagnate sempre dagli stessi aggettivi: incostituzionale, inammissibile, inaccettabile, antidemocratico, autoritario, eccetera.
E’ chiaro che gli avversari del premier, in mancanza di serie proposte politiche che sembrano incapaci di formulare, si attaccano a criticare: è certamente più facile criticare ciò che fanno gli altri che dichiarare, in modo non demagogico ed inconsistente ma serio, ciò che si sarebbe fatto al loro posto. Si tratta pur sempre del vecchio invito evangelico ad occuparsi prima di tutto della trave nel proprio occhio piuttosto che della pagliuzza nell’occhio altrui. Ma tant’è.
Esempi se ne potrebbero fare a iosa.
Innanzi tutto la stucchevole polemica sulle supposte private dissolutezze del Premier: sembra che il consenso della maggioranza degli italiani non valga nulla, di fronte alle moralistiche prediche di alcuni professionisti del ditino alzato che peraltro si indignano quando vengono portate a conoscenza del pubblico certe loro debolezze (ufficiali e non presunte), e che hanno la spudoratezza di definire questi comportamenti (non i loro, evidentemente) come forme di killeraggio e di violazioni della privacy, a loro tanto cara…
Stesso atteggiamento nei confronti di molti provvedimenti assunti dal governo, in risposta a precise richieste dei cittadini. La legge sulla sicurezza viene presentata come fascista e razzista e preludio all’instaurazione di una dittatura. Naturalmente i più accaniti avversari di disposizioni che tendono a dare un po’ più di sicurezza personale a tutti gli italiani non piacciono a molti che, da parte loro, esigono ed ottengono delle scorte personali a spese dei contribuenti.
La politica estera del governo viene presentata come strumento di declassamento e di disistima del nostro paese, proprio da parte di coloro che non esitano a far pubblicare da molti organi di stampa stranieri le più infamanti notizie sul conto del governo e del suo leader e che si danno da fare per far sì che certe decisioni a loro non gradite vengano censurate da parte di organismi internazionali che si guarderebbero bene dall’agire nello stesso modo nei confronti di altri paesi, per piccoli che siano.
Quanto possano essere credibili simili oppositori come futuri responsabili della gestione del paese è dimostrato chiaramente da numerose consultazioni elettorali.
Il Bertoldo
E’ chiaro che gli avversari del premier, in mancanza di serie proposte politiche che sembrano incapaci di formulare, si attaccano a criticare: è certamente più facile criticare ciò che fanno gli altri che dichiarare, in modo non demagogico ed inconsistente ma serio, ciò che si sarebbe fatto al loro posto. Si tratta pur sempre del vecchio invito evangelico ad occuparsi prima di tutto della trave nel proprio occhio piuttosto che della pagliuzza nell’occhio altrui. Ma tant’è.
Esempi se ne potrebbero fare a iosa.
Innanzi tutto la stucchevole polemica sulle supposte private dissolutezze del Premier: sembra che il consenso della maggioranza degli italiani non valga nulla, di fronte alle moralistiche prediche di alcuni professionisti del ditino alzato che peraltro si indignano quando vengono portate a conoscenza del pubblico certe loro debolezze (ufficiali e non presunte), e che hanno la spudoratezza di definire questi comportamenti (non i loro, evidentemente) come forme di killeraggio e di violazioni della privacy, a loro tanto cara…
Stesso atteggiamento nei confronti di molti provvedimenti assunti dal governo, in risposta a precise richieste dei cittadini. La legge sulla sicurezza viene presentata come fascista e razzista e preludio all’instaurazione di una dittatura. Naturalmente i più accaniti avversari di disposizioni che tendono a dare un po’ più di sicurezza personale a tutti gli italiani non piacciono a molti che, da parte loro, esigono ed ottengono delle scorte personali a spese dei contribuenti.
La politica estera del governo viene presentata come strumento di declassamento e di disistima del nostro paese, proprio da parte di coloro che non esitano a far pubblicare da molti organi di stampa stranieri le più infamanti notizie sul conto del governo e del suo leader e che si danno da fare per far sì che certe decisioni a loro non gradite vengano censurate da parte di organismi internazionali che si guarderebbero bene dall’agire nello stesso modo nei confronti di altri paesi, per piccoli che siano.
Quanto possano essere credibili simili oppositori come futuri responsabili della gestione del paese è dimostrato chiaramente da numerose consultazioni elettorali.
Il Bertoldo
29 agosto 2009
Tensioni etniche in Birmania
Attenzione alla Birmania. Lo avevo spiegato in un mio post qualche anno fa'.
Stiamo a vedere cosa dira' e fara' la Cina.
Dettagli qui
Basta! Berlusconi querela la stampa
Berlusconi querela Repubblica e stampa estera.
Si signore! Cosi che si fa'. Lo fanno qui in Asia tutti i governi anche contro i giornali piu' prestigiosi, ne sanno qualchecosa il The Wall Street Journal Asia o il Far Eastern Economic Review...
E' ora di farla finita con questi articoli faziosi, queste menzogne, cui unico intento e' quello di distruggere il carattere di Silvio Berlusconi, l'immagine del governo e quello del paese.
Sarebbe anche caso di agire sui corrispondenti esteri di alcuni giornali e che vivono in Italia, magari buttarli fuori dal paese quando scrivono articoli faziosi.
Si signore! Cosi che si fa'. Lo fanno qui in Asia tutti i governi anche contro i giornali piu' prestigiosi, ne sanno qualchecosa il The Wall Street Journal Asia o il Far Eastern Economic Review...
E' ora di farla finita con questi articoli faziosi, queste menzogne, cui unico intento e' quello di distruggere il carattere di Silvio Berlusconi, l'immagine del governo e quello del paese.
Sarebbe anche caso di agire sui corrispondenti esteri di alcuni giornali e che vivono in Italia, magari buttarli fuori dal paese quando scrivono articoli faziosi.
28 agosto 2009
Sei musulmano? Non puoi andare al concerto
Il Concerto dei Black Eyed Peas sara' vietato ai musulmani in Malesia perche' sponsorizzato dalla Guinness.
Il paese sta diventando sempre meno tollerante. Forse per accontentare il Partito Islamista Malesiano, il secondo parito politico piu' grande del paese, che vorrebbe vietare qualsiasi concerto, perche' considerati immorali...
Il 55% della popolazione malesiana e' musulmana.
27 agosto 2009
Japanese, Koreans gain most from cash for clunkers
WASHINGTON (Reuters) - Japanese and South Korean automakers registered the biggest market share gains in the U.S. government's "cash for clunkers" program that ended this week with bankruptcy related inventory shortages hurting General Motors Co GM.UL and Chrysler.
More...
And how much will this brilliant idea cost the american tax payer?
Do I hear $3 bilion dollars?
26 agosto 2009
Il corano? Un libro deprimente. Le farneticazioni di un schizofrenico.
Ha dichiarato Sebastian Faulks durante un'intervista.
Ci saranno severe ripercussioni ha risposto l'Imam Ajmal Masroor...
Bla bla bla bla....
Ci saranno severe ripercussioni ha risposto l'Imam Ajmal Masroor...
Bla bla bla bla....
Capri c'est fini
Ringraziamo l'amministrazione meridional-borbonica dell'Italia africana per questo ennesimo vergognoso fatto che di nuovo infanga l'immagine del paese.
25 agosto 2009
Hugo Chavez vuole esportare il chavismo in Colombia!
Nuovo obiettivo del pagliaccio latino americano.
La burguesía colombiana no quiere que mi mensaje llegue. Tienen miedo a que la voz de Chávez sea oída por el pueblo de Colombia."
"¡Pueblo colombiano, no caigas en la trampa, únete a nosotros para hacer la patria grande de Bolívar, la Gran Colombia!"
Il buffone di Caracas, ha incaricato Blanca Eckhout (ma perche' le donne di sinistra sono tutte cosi brutte?) ministra dell'Informazione, di fare arrivare il messaggio bolivariano ai colombiani.
La Colombia ha immediatamente presentato una protesta all'OAS.
La burguesía colombiana no quiere que mi mensaje llegue. Tienen miedo a que la voz de Chávez sea oída por el pueblo de Colombia."
"¡Pueblo colombiano, no caigas en la trampa, únete a nosotros para hacer la patria grande de Bolívar, la Gran Colombia!"
Il buffone di Caracas, ha incaricato Blanca Eckhout (ma perche' le donne di sinistra sono tutte cosi brutte?) ministra dell'Informazione, di fare arrivare il messaggio bolivariano ai colombiani.
La Colombia ha immediatamente presentato una protesta all'OAS.
Carta al Presidente Hugo Chavez
Carta de Cristina de Toro a Hugo Chavez publicada en el periódico El Colombiano.
Desde el dia de su entrevista con la periodista Vicky Davila, he querido comunicarme con usted para, respetuosamente ( el significado de esta palabra lo puede averiguar en cualquier diccionario), hacerle algunos comentarios.
En primer lugar, quiero manifestrle que, al oirlo decir con tanta propiedad, que es hijo de Simon Bolivar, recorde cuando en algunos de sus tantos viajes a Argentina dijo alla, con la mism conviccion del sabado pasado, que era hijo de San Martin y del Che Guevara. Tambien he leido que le ha achacado la paternidad entre otros a Tupac Amaru, Sandino, Jose Marti y Mao.
Señor Presidente Chavez, de la manera mas comedida, me permito decirle que de esa mezcolanza genetica e ideologica que usted esta haciendo, no puede resultar nada bueno. Lo que a usted le esta pasando, es como cuando a un le da por pintar y se pone a revolver colores sin ningun criterio. El resultado de semejante amasijo es un color sucio, algo que acaba por asemejarse mas al pantano que a la pintura.
Ademas, ese afan que mantiene de parecerse a uno y a otro, hace que usted carezca por completo de identidad ideologica y, mas bien sea un mal remedo de esos hombres que, aunque no comulgue yo con sus ideas, si le reonozco su autenticidad.
En segundo lugar,presidente Chavez, queria decirle que me gusto mucho cuando le dijo a la periodista, que usted se consideraba simplemente un soldado chiquitiiiiiiiiico. Estoy completamente de acuerdo con usted, no por lo de soldado, sino por lo de chiquitico. Si presidente Chavez, chiquitico es como lo veo cada vez que insulta a mi pais y a mi presidente Alvaro Uribe. chiquitico, por ridiculizar al vicepresidente Franciso Santos. Chiquitico, cuando con lenguaje procaz y ordinario, se refiere a los que no opinan como usted. Chiquitico por negarse a reconocer como terroristas a la Farc, nuestro mas grande flagelo. chiquitico cuando utiliza las relaciones comerciales como instrumento de retaliacion politica. Chiquitico, por acostumbrase a adulterar la verdad. Chiquitico, por abusar de la libertad de expresion de la que su pueblo carece. Chiquitico, por ser un presidente autocratico que se ampara tras el uniforme que alguna vez enlodo. Chiquitico, por engañar a los venezolanos con la ilusion de un futuro mejor mientras enmascara los desastres que provocan su incapacidad y megalomania.
Y para terminar, quiero que sepa presidente Chavez que ser o sentirse Colombiano no es simpletemente cantar el ¡OH GLORIA INMARSECIBLE! con pasion y fuego, como usted dice.
Ser Colombiano es bastante mas y, disculpeme que se lo diga, pero, usted no es digno de ese honor.
PD Presidente Chavez, no se le vaya a ocurrir decir que tambien es hijo de su compatriota Andres Bello, le garantizo que esa si que no se la van a creer.
Desde el dia de su entrevista con la periodista Vicky Davila, he querido comunicarme con usted para, respetuosamente ( el significado de esta palabra lo puede averiguar en cualquier diccionario), hacerle algunos comentarios.
En primer lugar, quiero manifestrle que, al oirlo decir con tanta propiedad, que es hijo de Simon Bolivar, recorde cuando en algunos de sus tantos viajes a Argentina dijo alla, con la mism conviccion del sabado pasado, que era hijo de San Martin y del Che Guevara. Tambien he leido que le ha achacado la paternidad entre otros a Tupac Amaru, Sandino, Jose Marti y Mao.
Señor Presidente Chavez, de la manera mas comedida, me permito decirle que de esa mezcolanza genetica e ideologica que usted esta haciendo, no puede resultar nada bueno. Lo que a usted le esta pasando, es como cuando a un le da por pintar y se pone a revolver colores sin ningun criterio. El resultado de semejante amasijo es un color sucio, algo que acaba por asemejarse mas al pantano que a la pintura.
Ademas, ese afan que mantiene de parecerse a uno y a otro, hace que usted carezca por completo de identidad ideologica y, mas bien sea un mal remedo de esos hombres que, aunque no comulgue yo con sus ideas, si le reonozco su autenticidad.
En segundo lugar,presidente Chavez, queria decirle que me gusto mucho cuando le dijo a la periodista, que usted se consideraba simplemente un soldado chiquitiiiiiiiiico. Estoy completamente de acuerdo con usted, no por lo de soldado, sino por lo de chiquitico. Si presidente Chavez, chiquitico es como lo veo cada vez que insulta a mi pais y a mi presidente Alvaro Uribe. chiquitico, por ridiculizar al vicepresidente Franciso Santos. Chiquitico, cuando con lenguaje procaz y ordinario, se refiere a los que no opinan como usted. Chiquitico por negarse a reconocer como terroristas a la Farc, nuestro mas grande flagelo. chiquitico cuando utiliza las relaciones comerciales como instrumento de retaliacion politica. Chiquitico, por acostumbrase a adulterar la verdad. Chiquitico, por abusar de la libertad de expresion de la que su pueblo carece. Chiquitico, por ser un presidente autocratico que se ampara tras el uniforme que alguna vez enlodo. Chiquitico, por engañar a los venezolanos con la ilusion de un futuro mejor mientras enmascara los desastres que provocan su incapacidad y megalomania.
Y para terminar, quiero que sepa presidente Chavez que ser o sentirse Colombiano no es simpletemente cantar el ¡OH GLORIA INMARSECIBLE! con pasion y fuego, como usted dice.
Ser Colombiano es bastante mas y, disculpeme que se lo diga, pero, usted no es digno de ese honor.
PD Presidente Chavez, no se le vaya a ocurrir decir que tambien es hijo de su compatriota Andres Bello, le garantizo que esa si que no se la van a creer.
24 agosto 2009
Il Bertoldo: Stampa
Pochi giorni fa la “Stampa”, giornale della famiglia Agnelli, ha pubblicato su due intere pagine – per l’esattezza la 10 e la 11 – un servizio basato su una falsa, pesante e confidenziale rampogna del Papa al Presidente del Consiglio, relativo ai comportamenti privati del premier ed alla sua abitudine di non mantenere le promesse da lui stesso fatte al Santo Padre, notizia che sarebbe stata pubblicata da “Avvenire”, quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, in prima pagina. Per dare maggior peso al proprio scoop, la Stampa pubblicava la riproduzione della prima pagina del giornale cattolico. Purtroppo per il quotidiano torinese si verificava la validità del detto che “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”, in quanto, a parte il contenuto chiaramente falso, la testata di “Avvenire” pubblicata si riferiva ad un numero di ben due anni prima.
Denunciato il falso dal “Giornale”, il direttore del giornale torinese, Mario Calabresi, non trovava di meglio che dichiarare che si trattava di un errore redazionale (sviluppato su ben due pagine!). Avvenire non ha trovato nulla da ridire sulla faccenda, evidentemente in ossequio al dettame evangelico di non reagire ai torti subiti, ma di porgere l’altra guancia. A meno che, nella sua mentalità, il direttore del quotidiano cattolico Dino Boffo non abbia ritenuto che non si trattasse in realtà di un vero torto, ma di un fatto che portava acqua al proprio mulino dell’antiberlusconismo. Peraltro nessun altro quotidiano ha riportato la notizia: evidentemente fra gentiluomini non è chic rilevare gli errori dei propri pari.
Questo episodio si presta innanzi tutto ad un interessante sviluppo. Per esempio i falsari di denaro, sorpresi nella loro illecita attività, potranno sempre affermare candidamente che si è trattato di un semplice e malaugurato errore di stampa, anche se trovati in possesso di notevoli quantità di banconote false.
A completamento del quadro, va ricordato che il direttore del quotidiano torinese è figlio di quel commissario Calabresi ucciso dalle brigate rosse a seguito di una infamante ed infondata campagna di stampa promossa e sostenuta da moltissimi cosiddetti “intellettuali”. Evidentemente il figlio ha preferito non seguire l’esempio di rettitudine del padre, ma quello criminale dei mandanti dei suoi assassini. Ciascuno ha la morale che si sceglie.
In conclusione va rilevato che l’organo di stampa della famiglia Agnelli, unico nel panorama della stampa italiana, si è ben guardato finora dall’accennare, sia pure di sfuggita, alle presunte violazioni fiscali della famiglia proprietaria. Evidentemente, nello stile del giornale, è perfettamente normale inventare notizie totalmente false ma ci si guarda bene dal pubblicare informazioni su presunti reati, soprattutto se coinvolgono membri della proprietà (naturalmente il principio non si applica ad eventuali esponenti di centrodestra): le notizie o sono false o non vale la pena di diffonderle.
Il Bertoldo
Denunciato il falso dal “Giornale”, il direttore del giornale torinese, Mario Calabresi, non trovava di meglio che dichiarare che si trattava di un errore redazionale (sviluppato su ben due pagine!). Avvenire non ha trovato nulla da ridire sulla faccenda, evidentemente in ossequio al dettame evangelico di non reagire ai torti subiti, ma di porgere l’altra guancia. A meno che, nella sua mentalità, il direttore del quotidiano cattolico Dino Boffo non abbia ritenuto che non si trattasse in realtà di un vero torto, ma di un fatto che portava acqua al proprio mulino dell’antiberlusconismo. Peraltro nessun altro quotidiano ha riportato la notizia: evidentemente fra gentiluomini non è chic rilevare gli errori dei propri pari.
Questo episodio si presta innanzi tutto ad un interessante sviluppo. Per esempio i falsari di denaro, sorpresi nella loro illecita attività, potranno sempre affermare candidamente che si è trattato di un semplice e malaugurato errore di stampa, anche se trovati in possesso di notevoli quantità di banconote false.
A completamento del quadro, va ricordato che il direttore del quotidiano torinese è figlio di quel commissario Calabresi ucciso dalle brigate rosse a seguito di una infamante ed infondata campagna di stampa promossa e sostenuta da moltissimi cosiddetti “intellettuali”. Evidentemente il figlio ha preferito non seguire l’esempio di rettitudine del padre, ma quello criminale dei mandanti dei suoi assassini. Ciascuno ha la morale che si sceglie.
In conclusione va rilevato che l’organo di stampa della famiglia Agnelli, unico nel panorama della stampa italiana, si è ben guardato finora dall’accennare, sia pure di sfuggita, alle presunte violazioni fiscali della famiglia proprietaria. Evidentemente, nello stile del giornale, è perfettamente normale inventare notizie totalmente false ma ci si guarda bene dal pubblicare informazioni su presunti reati, soprattutto se coinvolgono membri della proprietà (naturalmente il principio non si applica ad eventuali esponenti di centrodestra): le notizie o sono false o non vale la pena di diffonderle.
Il Bertoldo
Dietro "l’economista" Tonino spuntano i soliti Visco & C.
Roma - L’idea che il partito di Di Pietro avesse deciso di lanciare un centro studi economici lasciava ben sperare per un divertente ultimo scampolo di estate. Già si poteva pregustare qualche fuoco di fila di idee geniali tipo: rilanciare l’edilizia rinnovando il parco case di Tonino, incentivi all’industria automobilistica offrendo Mercedes sottocosto o sviluppo delle telecomunicazioni e dell’editoria con intercettazioni obbligatorie per tutti e successiva pubblicazione.
L'articolo
Vignetta: Ciuco Rubro
H/T: Natalia
Here we go again: The race card...
The Governor of New York, is playing the race card.
Nothing to do with the fact that maybe he is an incompetent buffoon?
By the way can you cite a Republican black who whines about racism?
Nothing to do with the fact that maybe he is an incompetent buffoon?
By the way can you cite a Republican black who whines about racism?
To: All Spanish Employees
Several visitors to our office have brought to our attention that our Spanish-speaking employees commonly use offensive language. Such behavior, in addition to violating firm practices, is highly unprofessional, offensive both to visitors and employees, and will not be tolerated.
Therefore, we have decided to implement a series of rules in our office and would expect them to be applied. It is expected that All employees immediately adhere to these rules:
1- Words like coño,carajo and other such expressions will not be used for emphasis,no matter how heated the discussion may get.
2- Non important matters should not be addressed to as pendejadas.
3- You will not say la cagó when someone makes a mistake or se cagó en su madre if you see someone being reprimanded. All forms and derivatives of the word cagar are inappropriate in our environment.
4- Lack of determination will not be referred to as falta de cojones or mariconerias, nor will a person with lack of initiative be referred to as pendejo, mamao or comemierda.
5- No Manager or Supervisor, under any circumstances, will be referred to as hijo de puta, ese cabrón or ese maricón.
6- When a good proposal is presented, the term esta de pinga must not be used.
7- Unusual or creative brainstorming meetings will not be referred to as pajas mentales.
8- Do not say como jode if a person is persistent, or se jodio if somebody is going through a difficult situation. Furthermore, you must not say que jodienda, or esto esta del coño when matters become complicated in your line of work.
9- When asking someone to leave you alone, you should not say vete pa'l carajo, nor will you substitute ¿què carajo quieres? for "may I help you?"
10- When leaving the office, using the term me voy pa'l carajo is not proper.
11- When any office equipment fails, it must be reported as "it broke down", not se descojono, or se jodio la mierda esta.
Last but not least, after reading this memomorandum, please do not say me voy a limpiar el culo con esto. Just keep it clean and file it properly.
Thank you for your cooperation.
The Management
Therefore, we have decided to implement a series of rules in our office and would expect them to be applied. It is expected that All employees immediately adhere to these rules:
1- Words like coño,carajo and other such expressions will not be used for emphasis,no matter how heated the discussion may get.
2- Non important matters should not be addressed to as pendejadas.
3- You will not say la cagó when someone makes a mistake or se cagó en su madre if you see someone being reprimanded. All forms and derivatives of the word cagar are inappropriate in our environment.
4- Lack of determination will not be referred to as falta de cojones or mariconerias, nor will a person with lack of initiative be referred to as pendejo, mamao or comemierda.
5- No Manager or Supervisor, under any circumstances, will be referred to as hijo de puta, ese cabrón or ese maricón.
6- When a good proposal is presented, the term esta de pinga must not be used.
7- Unusual or creative brainstorming meetings will not be referred to as pajas mentales.
8- Do not say como jode if a person is persistent, or se jodio if somebody is going through a difficult situation. Furthermore, you must not say que jodienda, or esto esta del coño when matters become complicated in your line of work.
9- When asking someone to leave you alone, you should not say vete pa'l carajo, nor will you substitute ¿què carajo quieres? for "may I help you?"
10- When leaving the office, using the term me voy pa'l carajo is not proper.
11- When any office equipment fails, it must be reported as "it broke down", not se descojono, or se jodio la mierda esta.
Last but not least, after reading this memomorandum, please do not say me voy a limpiar el culo con esto. Just keep it clean and file it properly.
Thank you for your cooperation.
The Management
22 agosto 2009
Eroina nel corano
Arrestati due indonesiani che tentavano di contrabbandare eroina nascosta dentro il corano.
Essendo due musulmani, non ci saranno fatwe ed altre proteste di massa per le strade delle capitali europee....
21 agosto 2009
Compassione?
20 agosto 2009
I Laziali d'Australia vogliono giustizia!
Di cosa si tratta? Apparentemente un facendiere napoletano, tale Tonino Benticontri, sotto inchiesta da parte della polizia Statale del Victoria (Australia) milanta di rappresentare i laziali d'Australia. Non e' mai stato eletto e non riscuote nessun favore da parte dell'Associazione Regione Lazio Australia , il loro sito QUI
Questo faccendiere avrebbe procurato in modo dubbioso i voti per i due parassiti di sinistra Nino Randazzo e Marco Fedi, eletti nella quarta circoscrizione estera e che da anni scaldano i banchi di Palazzo Madama e di Montecitorio a spese del contribuente italiano.
E questo forse spiega i favori che questo faccendiere riscuote alla Regione Lazio, che ricordo e' governata dal PD.
Chi parla nel video sotto e' un Italo-Australiano , ex poliziotto dello Stato del Victoria. Giunto da bambino in Australia, non parla perfettamente la nostra lingua.
E questo gli fa onore!
Va ascoltato.
H/T: Teresa Restifa
Questo faccendiere avrebbe procurato in modo dubbioso i voti per i due parassiti di sinistra Nino Randazzo e Marco Fedi, eletti nella quarta circoscrizione estera e che da anni scaldano i banchi di Palazzo Madama e di Montecitorio a spese del contribuente italiano.
E questo forse spiega i favori che questo faccendiere riscuote alla Regione Lazio, che ricordo e' governata dal PD.
Chi parla nel video sotto e' un Italo-Australiano , ex poliziotto dello Stato del Victoria. Giunto da bambino in Australia, non parla perfettamente la nostra lingua.
E questo gli fa onore!
Va ascoltato.
H/T: Teresa Restifa
Il Bertoldo: I Parabossi
Il simpatico Umberto nazionale non è certamente uno statista, ma è di sicuro un politico di grandi doti, specializzato nel lisciare il pelo nel verso giusto al pubblico e nell’utilizzare sempre a proprio vantaggio ogni minima possibilità di ricatto nei confronti dei propri alleati. Tuttavia, e forse proprio per la sua incontrollata ed innata esuberanza, talvolta chiede cose che non conosce bene e di cui non ha la minima idea di come possano realizzarsi. Anzi, in alcuni casi riesce persino a contraddirsi.
A titolo di esempio si può ricordare la sua insistente richiesta di federalismo, senza che egli abbia una chiara idea di cosa si tratti e come esso possa realizzarsi. La parola ha certamente una grande attrattiva, e non importa affatto che ciò che si vuole realizzare non abbia nulla a che fare con il vero federalismo – che nasce sempre dal basso, per esplicita delega di poteri da parte di stati sovrani minori ad un ente superiore e non per gentile concessione dello stato centrale – l’importante è che la parola piaccia al pubblico.
Ultimamente ha avanzato un paio di richieste che sono per lo meno originali, anche se non sembra che egli abbia riflettuto a sufficienza sulla loro validità.
Innanzi tutto ha annunciato la presentazione di un disegno di legge per rendere obbligatorio nelle scuole l’insegnamento del dialetto. Non si conosce ancora il testo del provvedimento, ma l’idea suscita qualche perplessità. La prima obiezione che si può fare è che, per insegnare i dialetti, occorre che ci sia un numero sufficiente di insegnanti qualificati, cosa che non sembra avvenire attualmente.
Ma esistono altri problemi. Per esempio, quali dialetti si dovranno insegnare? E’ evidente che, per limitarci alla sola Lombardia, il dialetto che si parla a Como è molto diverso da quello che si parla a Mantova o a Bergamo: quale scegliere? E se si scelgono tutti quali problemi si presenteranno sia per la scelta degli insegnanti, che diverranno inamovibili, e per la reperibilità di libri di testo opportuni ed adatti a ciascun caso.
Un’altra obiezione sorge spontanea. E’ cosa ormai abituale che le famiglie siano composte da genitori di diversa origine regionale, quando non addirittura nazionale, e che le stesse famiglie siano dotate di grande mobilità in relazione alle possibilità di lavoro che si possono presentare. Cosa succederà ai figli, con i continui spostamenti, e quando i propri genitori saranno del tutto estranei ai dialetti di volta in volta insegnati nelle varie residenze? Sembra chiaro che una simile richiesta (o minaccia) risponde solo ad esigenze di pubblicità personale ma sia all’atto pratico del tutto irrealizzabile.
Ma il colmo del paradosso lo si riscontra nell’altra richiesta: abolire l’inno nazionale per sostituirlo con il “Va’ pensiero” verdiano. Non c’è dubbio che l’Inno di Mameli sia piuttosto retorico e pompieristico, e che dal punto di vista artistico il pezzo verdiano abbia ben diversa validità. Tuttavia nella proposta della Lega si riscontrano un paio di anomalie. Prima di tutto è noto che il coro del Nabucco, durante il Risorgimento, è assurto a simbolo dell’anelito alla realizzazione dell’Unità d’Italia: come la mettiamo con la scarsa passione dell’Umberto e dei suoi nei confronti dell’Italia Unita?
C’è poi un altro problema. Il “Va’ pensiero” è il canto di un popolo esiliato in terra straniera che ricorda con nostalgia il proprio paese d’origine. Sembra quindi che come inno nazionale, per un paese unito ed indipendente, sia un pochino fuori luogo. Tutt’al più esso potrebbe rappresentare l’inno dei meridionali emigrati al nord, quando non addirittura di tutti gli immigrati nel nostro paese, comunitari e non, clandestini e regolari. Come idea, da parte di chi in fondo non è mai stato particolarmente tenero nei confronti sia dei meridionali che dell’immigrazione, non ci sembra particolarmente azzeccata..
Il Bertoldo
A titolo di esempio si può ricordare la sua insistente richiesta di federalismo, senza che egli abbia una chiara idea di cosa si tratti e come esso possa realizzarsi. La parola ha certamente una grande attrattiva, e non importa affatto che ciò che si vuole realizzare non abbia nulla a che fare con il vero federalismo – che nasce sempre dal basso, per esplicita delega di poteri da parte di stati sovrani minori ad un ente superiore e non per gentile concessione dello stato centrale – l’importante è che la parola piaccia al pubblico.
Ultimamente ha avanzato un paio di richieste che sono per lo meno originali, anche se non sembra che egli abbia riflettuto a sufficienza sulla loro validità.
Innanzi tutto ha annunciato la presentazione di un disegno di legge per rendere obbligatorio nelle scuole l’insegnamento del dialetto. Non si conosce ancora il testo del provvedimento, ma l’idea suscita qualche perplessità. La prima obiezione che si può fare è che, per insegnare i dialetti, occorre che ci sia un numero sufficiente di insegnanti qualificati, cosa che non sembra avvenire attualmente.
Ma esistono altri problemi. Per esempio, quali dialetti si dovranno insegnare? E’ evidente che, per limitarci alla sola Lombardia, il dialetto che si parla a Como è molto diverso da quello che si parla a Mantova o a Bergamo: quale scegliere? E se si scelgono tutti quali problemi si presenteranno sia per la scelta degli insegnanti, che diverranno inamovibili, e per la reperibilità di libri di testo opportuni ed adatti a ciascun caso.
Un’altra obiezione sorge spontanea. E’ cosa ormai abituale che le famiglie siano composte da genitori di diversa origine regionale, quando non addirittura nazionale, e che le stesse famiglie siano dotate di grande mobilità in relazione alle possibilità di lavoro che si possono presentare. Cosa succederà ai figli, con i continui spostamenti, e quando i propri genitori saranno del tutto estranei ai dialetti di volta in volta insegnati nelle varie residenze? Sembra chiaro che una simile richiesta (o minaccia) risponde solo ad esigenze di pubblicità personale ma sia all’atto pratico del tutto irrealizzabile.
Ma il colmo del paradosso lo si riscontra nell’altra richiesta: abolire l’inno nazionale per sostituirlo con il “Va’ pensiero” verdiano. Non c’è dubbio che l’Inno di Mameli sia piuttosto retorico e pompieristico, e che dal punto di vista artistico il pezzo verdiano abbia ben diversa validità. Tuttavia nella proposta della Lega si riscontrano un paio di anomalie. Prima di tutto è noto che il coro del Nabucco, durante il Risorgimento, è assurto a simbolo dell’anelito alla realizzazione dell’Unità d’Italia: come la mettiamo con la scarsa passione dell’Umberto e dei suoi nei confronti dell’Italia Unita?
C’è poi un altro problema. Il “Va’ pensiero” è il canto di un popolo esiliato in terra straniera che ricorda con nostalgia il proprio paese d’origine. Sembra quindi che come inno nazionale, per un paese unito ed indipendente, sia un pochino fuori luogo. Tutt’al più esso potrebbe rappresentare l’inno dei meridionali emigrati al nord, quando non addirittura di tutti gli immigrati nel nostro paese, comunitari e non, clandestini e regolari. Come idea, da parte di chi in fondo non è mai stato particolarmente tenero nei confronti sia dei meridionali che dell’immigrazione, non ci sembra particolarmente azzeccata..
Il Bertoldo
Malesia: Fotomodella musulmana condannata alla fustigazione per avere bevuto una birra
Ha bevuto una birra e Kartika Sari Dewi Shukarno, fotomodella musulmana sara' dunque fustigata.
Per educarla...
Gia' sapevamo che questi a nome di Allah si fanno saltare in aria, adesso fustigano anche le donne.
Non c'e che dire, l'Islam e' una religione moderna, illuminata, progressista.
L'articolo
19 agosto 2009
I cinesi stanno distruggendo l'Africa
Gli ho visti operare in America Latina. Adesso tocca all' Africa.
I Cinesi operano in modo molto semplice. Prima cosa identificare il potenziale delle risorse naturali nel paese bersaglio . In questo momento la Cina cerca minerale di ferro , petrolio , legno piu' chiaramente tutto il resto.....
Una volta fatto questo, sbarcano , corrompono il governo locale e portano via tutto. Quando il paese ha esaurito le sue risorse passano nel paese vicino.
Come le cavallette.
E' pazzesco.
La Cina sta distruggendo il mondo.
Questo e' un tipico esempio.
I Cinesi operano in modo molto semplice. Prima cosa identificare il potenziale delle risorse naturali nel paese bersaglio . In questo momento la Cina cerca minerale di ferro , petrolio , legno piu' chiaramente tutto il resto.....
Una volta fatto questo, sbarcano , corrompono il governo locale e portano via tutto. Quando il paese ha esaurito le sue risorse passano nel paese vicino.
Come le cavallette.
E' pazzesco.
La Cina sta distruggendo il mondo.
Questo e' un tipico esempio.
FLOTUS sartorial choices
One of the most fashionable women in the world?
You've got to be kidding.
Americans have no clues of what it means to be stylish.
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