31 dicembre 2010
30 dicembre 2010
29 dicembre 2010
La Costa d'Avorio pronta ad esplodere
Dopo l'indipendenza, sotto la leadership del Presidente Félix Houphouët-Boigny il paese conosce un lungo periodo di stabilita' e crescita.
Poi chiaramente qualche brillante politico europeo o americano decide che si deve democratizzarsi.
Senza pensare che ci sono 60 etnie diverse, tanti problemi sociali e demografici, e che il 52% della sua popolazione e' analfabeta.
Ale', democrazia per tutti. Tutti a votare.
Poi ci stupiremo quando questi comincieranno a massacrarsi.
Proposta di matrimonio
Non so cosa gli ha detto (qualcuno parla fiammingo?)
Pero' un bel sfigato.
Sicuramente tifa anche Inter.
Pero' un bel sfigato.
Sicuramente tifa anche Inter.
Non ci rimane che morire dal ridere (o piangere)
Povera Italia.
Governata dai politici piu' volgari, buffoni, ladri, e ignoranti del mondo.
Ma chi si credono di essere questi?
Patetico tutto.
Really absurd
"Il presidente della Camera è stato con me tre volte, pagava 2mila euro per ottenere il mio silenzio".
Governata dai politici piu' volgari, buffoni, ladri, e ignoranti del mondo.
Ma chi si credono di essere questi?
Patetico tutto.
Really absurd
"Il presidente della Camera è stato con me tre volte, pagava 2mila euro per ottenere il mio silenzio".
Hugo Chavez abusa dei suoi poteri speciali
Ricordo che alcuni giorni fa, il Parlamento venezuelano aveva concesso a Hugo Chavez poteri speciali e la possibilita' di imporre nuove leggi per decreto senza alcun controllo dell'assemblea dei deputati. La cosi detta "Ley Habilitante".
E gia' iniziano gli abusi
E gia' iniziano gli abusi
Metereologo inglese deriso e insultato perche' aveva predetto un inverno freddo: "Teoria Riscaldamento Globale basata su dati fraudolenti"
Ascoltate e preparatevi ad una nuova era glaciale.
28 dicembre 2010
Qualcuno lo ha visto?
Al Gore, il Premio Nobel della Pace, che aveva messo tutti in guardia sull' imminente catastrofe del riscaldamento globale. Dove è ora che praticamente tutto il nord-est degli Stati Uniti e' l'Europa del Nord sono paralizzati da un enorme bufera di neve in uno degli inverni piu' rigidi e nevosi degli ultimi vent'anni?
Lacrime e Poltrone
Dappertutto, ma con particolare evidenza e frequenza in Italia, i politici ci hanno abituato a comportamenti sorprendenti, sia sul piano umano che su quello istituzionale. Ma ciò a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi ci ha francamente stupito, trattandosi di qualcosa cui non eravamo affatto preparati, se si esclude il signorile comportamento dell’attuale Presidente della Camera dei Deputati.
Un ministro della Repubblica, e quindi membro del governo, appartenente al partito di maggioranza, si è trovata in disaccordo con alcune disposizioni di un provvedimento presentato al Parlamento da parte del governo di cui essa (la ministra) fa parte e non ha esitato a votarvi contro, insieme all’opposizione.
E’ del tutto ovvio che chiunque, compreso evidentemente un qualsiasi membro del governo, ha il diritto assoluto di non essere d’accordo con le decisioni del partito di cui fa parte o addirittura della istituzione – il governo – al quale partecipa. Sembra comunque naturale che se un ministro non condivide l’impostazione di un qualsiasi provvedimento che venga discusso nell’ambito del Consiglio dei Ministri dovrebbe esprimere il proprio dissenso nella sede opportuna – il Consiglio dei Ministri – e non farne una pubblica esibizione in Parlamento, in tal modo sciorinando “urbi et orbi” la spaccatura nel seno dell’organo istituzionalmente esecutivo.
Invece la signora ministro di cui ci stiamo occupando ha pubblicamente manifestato il proprio dissenso con il voto contrario in Parlamento. Sembra poi che sia scoppiata in lacrime per la grave crisi da lei stessa scatenata, ed ha formalmente comunicato le proprie dimissioni dal partito di appartenenza – come se fosse il partito ad essere responsabile del problema. Si è però ben guardata dal lasciare la poltrona di ministro da lei occupata, ossia non ha ritenuto che fosse non solo opportuno ma chiaramente indispensabile manifestare in maniera inequivocabile il proprio dissenso nei confronti dell’organo che aveva presentato il provvedimento da lei stessa osteggiato.
Quanto ciò sia coerente, serio ed apprezzabile dovrà giudicarlo il lettore. Noi pensiamo che non sia particolarmente elegante lasciare il partito che ti ha eletto senza tuttavia lasciare l’incarico che lo stesso partito ti ha assegnato: due pesi e due misure, scelta del male personale minore oppure solo un troppo affettivo attaccamento alla dorata poltrona non sappiamo quanto meritatamente occupata finora?
Il Bertoldo
Un ministro della Repubblica, e quindi membro del governo, appartenente al partito di maggioranza, si è trovata in disaccordo con alcune disposizioni di un provvedimento presentato al Parlamento da parte del governo di cui essa (la ministra) fa parte e non ha esitato a votarvi contro, insieme all’opposizione.
E’ del tutto ovvio che chiunque, compreso evidentemente un qualsiasi membro del governo, ha il diritto assoluto di non essere d’accordo con le decisioni del partito di cui fa parte o addirittura della istituzione – il governo – al quale partecipa. Sembra comunque naturale che se un ministro non condivide l’impostazione di un qualsiasi provvedimento che venga discusso nell’ambito del Consiglio dei Ministri dovrebbe esprimere il proprio dissenso nella sede opportuna – il Consiglio dei Ministri – e non farne una pubblica esibizione in Parlamento, in tal modo sciorinando “urbi et orbi” la spaccatura nel seno dell’organo istituzionalmente esecutivo.
Invece la signora ministro di cui ci stiamo occupando ha pubblicamente manifestato il proprio dissenso con il voto contrario in Parlamento. Sembra poi che sia scoppiata in lacrime per la grave crisi da lei stessa scatenata, ed ha formalmente comunicato le proprie dimissioni dal partito di appartenenza – come se fosse il partito ad essere responsabile del problema. Si è però ben guardata dal lasciare la poltrona di ministro da lei occupata, ossia non ha ritenuto che fosse non solo opportuno ma chiaramente indispensabile manifestare in maniera inequivocabile il proprio dissenso nei confronti dell’organo che aveva presentato il provvedimento da lei stessa osteggiato.
Quanto ciò sia coerente, serio ed apprezzabile dovrà giudicarlo il lettore. Noi pensiamo che non sia particolarmente elegante lasciare il partito che ti ha eletto senza tuttavia lasciare l’incarico che lo stesso partito ti ha assegnato: due pesi e due misure, scelta del male personale minore oppure solo un troppo affettivo attaccamento alla dorata poltrona non sappiamo quanto meritatamente occupata finora?
Il Bertoldo
23 dicembre 2010
Stefania Prestigiacomo
Conosco Stefania Prestigiacomo personalmente.
Molto intelligente e brava.
Da brava siciliana, isterica assai.
Leggo stamane la notizia che vuole lasciare il partito.Da brava siciliana, isterica assai.
E' da un po' di tempo che ne parlava.
Pero' cara Stefania, se lasci il partito, lasci anche il governo.
E inter nos Presidente, sarebbe forse anche ora di fare piazza pulita di tutte queste signore nevrasteniche, dalle mestruazioni perenni...
Ecchecapperi!
E inter nos Presidente, sarebbe forse anche ora di fare piazza pulita di tutte queste signore nevrasteniche, dalle mestruazioni perenni...
Ecchecapperi!
21 dicembre 2010
20 dicembre 2010
Ma perche' la sinistra idolatra Julian Assange?
"Considero Assange un ciarlatano e un dittatore, cui vero intento non e' quello di promuovere una maggiore trasparenza, ma promuovere se stesso dei e la sua agenda anti-americana."
Tutta la squallida verita' su questo idolo della sinistra.
L'articolo
18 dicembre 2010
Ma questa gente non e' mica normale!
Ma non e' possibile.
Sto sognando!
Ma qualcuno si rende conto della gravita' di tali dichiarazioni?
Apologia della violenza.
E quando ci scappera' il morto?
Colpa di Berlusconi, ovvio.
Sono dei pazzi!
15 dicembre 2010
Todos Caballeros
Ieri, per la seconda volta in meno di due mesi, si è votata nei due rami del Parlamento la fiducia (in un caso si trattava di sfiducia) al governo: in tutte e due le occasioni ed in entrambi e rami del Parlamento il governo è uscito vincitore, sia pure di misura. In quest’ultima occasione è stato interessante esaminare le reazioni degli sconfitti, che alla vigilia si dichiaravano assolutamente certi di una vittoria.
Va premesso che l’Italia è un paese assolutamente straordinario: salvo che alle lotterie non ci sono mai perdenti, al massimo ci sono dei non vincenti. Il succo delle dichiarazioni dell’opposizione può riassumersi nella frase “la maggioranza non ha vinto, ha solo ottenuto qualche voto in più di noi”, come se l’aspetto matematico non fosse uno dei cardini della democrazia.
Ad ascoltare i contorcimenti (il)logici dell’opposizione viene in mente un’amena storiella che circolava ai tempi della guerra fredda. Dopo una lunga discussione sulla qualità delle rispettive strutture industriali, il Presidente degli Stati Uniti e quello dell’URSS decidono di sfidarsi in una gara automobilistica, utilizzando vetture progettate e costruite nei due paesi. Vince il presidente americano. Il giorno dopo la stampa sovietica così presenta l’avvenimento: “Ieri, in una gara automobilistica il nostro amato presidente ha conquistato un onorevole secondo posto. Il presidente americano è invece giunto penultimo”.
Anche ieri, seguendo una linea sempre molto amata dal nostro ceto politico, nessuno ha perso: Il governo non ha perso, l’opposizione non ha vinto, ma si è mostrata la forza preferita dagli italiani (?). Una esponente del PD, nota per un confronto impietoso fatto da qualcuno fra la sua avvenenza e la sua intelligenza, ha negato che il centrosinistra non abbia capacità di governo: basterebbe aumentare le tasse ai ricchi rentiers per diminuirle ai lavoratori (nella categoria comprende anche se stessa ed i propri colleghi?) e tutto si sistemerebbe. Richiesta di chi potrebbe essere il leader di questa coalizione di governo ha pudicamente rimesso la decisione al Presidente della repubblica, forse ritenendo troppo osé proporre se stessa. D’altra parte, ha affermato, è ora che si presenti alla suprema autorità la nuova maggioranza, la cui inconsistenza è stata verificata proprio qualche ora fa.
Peraltro ieri si è verificato ciò che settimanalmente viene discusso nelle trasmissioni calcistiche: in esse si afferma spesso che una squadra ha vinto perché è stata sfacciatamente favorita dall’arbitro, con decisioni non sempre condivisibili. Ieri è stato inequivocabilmente dimostrato che anche se l’arbitro non solo favorisce una squadra a scapito dell’altra, ma addirittura ne veste la casacca e tenta anche qualche tiro in porta, non è detto che il suo contributo possa essere decisivo: chi doveva vincere vince lo stesso, e chi doveva perdere perde. Che l’esempio possa servire in futuro? Ne dubitiamo, se si tien conto dell’ostinazione con cui l’arbitro fa di tutto per dimostrarsi di parte e addirittura partecipa al gioco senza pudore e senza remore.
Il Bertoldo
Va premesso che l’Italia è un paese assolutamente straordinario: salvo che alle lotterie non ci sono mai perdenti, al massimo ci sono dei non vincenti. Il succo delle dichiarazioni dell’opposizione può riassumersi nella frase “la maggioranza non ha vinto, ha solo ottenuto qualche voto in più di noi”, come se l’aspetto matematico non fosse uno dei cardini della democrazia.
Ad ascoltare i contorcimenti (il)logici dell’opposizione viene in mente un’amena storiella che circolava ai tempi della guerra fredda. Dopo una lunga discussione sulla qualità delle rispettive strutture industriali, il Presidente degli Stati Uniti e quello dell’URSS decidono di sfidarsi in una gara automobilistica, utilizzando vetture progettate e costruite nei due paesi. Vince il presidente americano. Il giorno dopo la stampa sovietica così presenta l’avvenimento: “Ieri, in una gara automobilistica il nostro amato presidente ha conquistato un onorevole secondo posto. Il presidente americano è invece giunto penultimo”.
Anche ieri, seguendo una linea sempre molto amata dal nostro ceto politico, nessuno ha perso: Il governo non ha perso, l’opposizione non ha vinto, ma si è mostrata la forza preferita dagli italiani (?). Una esponente del PD, nota per un confronto impietoso fatto da qualcuno fra la sua avvenenza e la sua intelligenza, ha negato che il centrosinistra non abbia capacità di governo: basterebbe aumentare le tasse ai ricchi rentiers per diminuirle ai lavoratori (nella categoria comprende anche se stessa ed i propri colleghi?) e tutto si sistemerebbe. Richiesta di chi potrebbe essere il leader di questa coalizione di governo ha pudicamente rimesso la decisione al Presidente della repubblica, forse ritenendo troppo osé proporre se stessa. D’altra parte, ha affermato, è ora che si presenti alla suprema autorità la nuova maggioranza, la cui inconsistenza è stata verificata proprio qualche ora fa.
Peraltro ieri si è verificato ciò che settimanalmente viene discusso nelle trasmissioni calcistiche: in esse si afferma spesso che una squadra ha vinto perché è stata sfacciatamente favorita dall’arbitro, con decisioni non sempre condivisibili. Ieri è stato inequivocabilmente dimostrato che anche se l’arbitro non solo favorisce una squadra a scapito dell’altra, ma addirittura ne veste la casacca e tenta anche qualche tiro in porta, non è detto che il suo contributo possa essere decisivo: chi doveva vincere vince lo stesso, e chi doveva perdere perde. Che l’esempio possa servire in futuro? Ne dubitiamo, se si tien conto dell’ostinazione con cui l’arbitro fa di tutto per dimostrarsi di parte e addirittura partecipa al gioco senza pudore e senza remore.
Il Bertoldo
14 dicembre 2010
Avanti Presidente!
Silvio Berlusconi.
Forse uno dei piu' grandi leader d'Europa.
Quello che e' successo oggi e' veramente una lezione di strategia politica.
Tutto en finesse. Non l'hanno neanche visto arrivare....
E sicuramente Fini Scrooge a Natale ricevera' la visita del fantasma Almirante...
Adesso pero' facciamo passare in fretta le leggi e poi al voto perche' di Fini, Bocchino e tutta questa gentaglia non se ne puo' piu'.
10 dicembre 2010
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