22 aprile 2013

Terminologia


Grazie al ricorso all”usato sicuro” è finalmente terminata la tragicommedia (o meglio sarebbe definirla farsa?) dell’elezione del Presidente della Repubblica, con tutti i suoi improbabili protagonisti, le interminabili sbrodolate televisive, le insulse dichiarazioni di molti comprimari di qualunque colore. Potremo finalmente tornare ad avere notizie dettagliate sui molti delitti che quotidianamente si compiono nel nostro paese, sulle corruzioni, sulle malversazioni, sulle inefficienze, insomma, sulla normale vita degli italiani.
Tuttavia dobbiamo riconoscere che in questa occasione abbiamo avuto modo di approfondire le nostre conoscenze linguistiche, ed abbiamo potuto apprendere le raffinatezze della nuova terminologia politica.
Per esempio siamo stati informati che se i voti del PD convergevano sulle scelte del Movimento 5 Stelle, si trattava di una “condivisione”. Se invece gli stessi voti del PD coincidevano con quelli del PDL allora si trattava di un “inciucio” (intrallazzo, accordo sottobanco e poco chiaro in danno di altri).
Ma ben altri esempi si possono fare. Gli eletti al Parlamento del Movimento 5 Stelle hanno orrore delle definizioni “onorevole” o “senatore”, essi vogliono essere chiamati “cittadini”. Ciò consente loro di giocare sull’equivoco: ogni volta che viene presa qualche decisione o si fa un’affermazione che essi (o meglio il loro capo e guida Grillo) non condividono, si affrettano a dichiarare che i cittadini non sono d’accordo. Ciò non significa che la cosa non piace a sessanta milioni di italiani, ma che non è gradita a loro stessi ed a qualche migliaio di loro seguaci.
Un’altra scoperta l’abbiamo fatta in questa occasione. Se il Parlamento od una cospicua parte di esso si allinea alle posizioni ed alle scelte del “Jefe supremo” Beppe Grillo, abbiamo una evidente dimostrazione di democrazia, cui i “cittadini” tengono moltissimo. Se invece la maggioranza del Parlamento decide di votare in modo difforme dalle istruzioni dei 5 Stelle, allora si tratta evidentemente di un “golpe”, cui ci si deve opporre con una “marcia su Roma” (l’espressione ci ricorda qualcosa…).
Abbiamo visto nuovamente il fenomeno dei cosiddetti “franchi tiratori” - che in questa occasione sono stati definiti “traditori” - ossia di coloro che votano in modo diverso da quanto i capi del partito hanno deciso. Anche in questo caso va ricordato che gli eletti al Parlamento, per disposizione costituzionale, non hanno alcun vincolo di mandato. Evidentemente si considera che la volontà del partito sia più importante di quella degli elettori: questa si può trascurare, l’altra no. Del resto già Guareschi, molti decenni fa, aveva dichiarato: Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no.
Infine abbiamo potuto apprendere un nuovo significato delle parole “rinnovamento”, “cambiamento” e “giovani”. In genere questi termini sono stati usati per indicare personaggi sulla scena politica da svariati decenni, spesso piuttosto avanti negli anni, e che nella loro lunga carriera politica si sono ben guardati dal promuovere quelle “riforme” che oggi dichiarano essere sempre state la loro stella polare.
E la farsa continua (con la ricerca del prossimo Presidente del Consiglio)…

Il Bertoldo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

(Corsi e ricorsi storici) A proposito della marcia si Roma: oggi tendiamo a considerare che la prima (quella vera) fu una tragedia. Ma è assolutamente evidente che quella di questi giorni, come G.B. Vico ben teorizzò, è solo e soltanto una farsa, una burletta.

pietro ha detto...

la frase "La storia si ripete sempre due volte: la prima volta in tragedia la seconda in farsa" ovviamente non è di Vico, ma del vecchio barbone di Treviri